Auto(im)mobilisti : l’econometria vi studia
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Sarà perché l’industria nazionale non c’è più ed i marchi storici se li comprano gli indiani, ma il Ministero dei Trasporti (DfT) del Regno sta mettendo i migliori cervelli del pianeta (in tema di scelte di consumo), come Kenneth Train, per trovare il modo di ridurre le emissioni nei trasporti. Ed escono dei report gratuiti sulle politiche per i trasporti che faranno scuola.
Dall’Eddington Transport Study al King Review of Low Carbon Cars (vedi articolo e commento) il DfT sta veramente mettendo in campo tutta la scienza necessaria per risolvere uno dei più gravi problemi del nostro tempo: la mobilità sostenibile. Risultato: il 24 gennaio 2008 sono usciti ben due studi che cercano di rispondere alla domanda quali sono le politiche più appropriate per ridurre la CO2 nei trasporti?
Il primo della Cambridge Econometrics, è un modello di scelta discreta di tipo logit, che stima la probabilità di acquisto di un certo tipo di auto in funzione delle caratteristiche della stessa. Analizzando quantitativamente i fattori determinanti per la scelta di acquisto di un’automobile da parte dei consumatori inglesi, la ricerca conferma che, considerando il costo del veicolo, le tasse, il prezzo del carburante e la manutenzione, i consumatori più suscettibili di passare ad auto con minori emissioni sono quelli che posseggono auto dei segmenti medi. L’implicazione politica che ne deriva è che, per diminuire l’impatto ambientale dei trasporti su strada si devono tassare le auto comprese tra 141 e 225 grammi di CO2/km.
Dall’analisi di Cambridge Econometrics risulta anche che i consumatori sono disposti a pagare quasi 700€ supplementari all’acquisto pur di risparmiare una sterlina di carburante ogni 100 km percorsi (vedi post sulle Unità di misura dell’efficienza delle auto).
Un secondo studio, prodotto dalla Economics for the Environment Consultancy, ha analizzato l’effetto di un aumento dell’1% del costo di acquisto di un’auto, sul totale delle auto vendute nelle diverse provincie inglesi. I risultati migliori in termini di emissioni di CO2 derivano – come per lo studio di Cambridge Econometrics – dal segmento medio, per le auto che emettono da 140 a 225 grammi di CO2/km, corrispondenti a cilindrate da 1400 a 2500 cc.
Analizzando gli effetti degli aumenti dei costi variabili, legati ai consumi di carburante, i risultati cambiano molto: i gusti non sono immobili. Aumentando il diesel, si comprano più auto a benzina, caratterizzate da minor efficienza = + CO2. Ma se si aumentano sia la benzina che il diesel, pare le cose cambino….
Shumacher non è più il modello, la potenza perde appeal, si punta su cilindrate inferiori, guardando molto bene ai consumi.
Gli studi menzionati hanno richiesto un lavoro notevole per la creazione ed analisi di un set di dati che comprende marca, modello, anno di immatricolazione, cilindrata, cambio, carburante e tipo di carrozzeria e, probabilmente, “non è mai stato creato fino ad ora”.
Incoraggiamo ACI, PRA, Motorizzazione, qualche buon professorone motivato, oltre ai successori di Bianchi e Pecoraro, ad IMITARE quello che viene fatto qui.