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Archivio per la categoria ‘bioeconomia’

Dal New Deal di Roosvelt al nostro vecchio, disastrato Bel Paese

23 Dicembre 2008 Nessun commento

Citazione dalla fine:

Il successo “ambientale” del New Deal fu dovuto al fatto che Roosevelt concentrò tutte le competenze nel campo delle risorse naturali –  acqua, foreste, difesa del suolo, opere idrauliche, urbanistica, parchi, miniere, rifiuti, ecc –  in due ministeri, quello dell’agricoltura e quello dell’interno, affidati a due persone, Henry Wallace e Harold Ickes, eccezionali per la devozione al loro mandato, onestà e competenze. Che siano queste tre le parole chiave per uscire dalla crisi del 2008?

L’articolo di Giorgio Nebbia, Corsi e ricorsi della storia, da Rinnovabili.it

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Le origini della bioeconomia

16 Dicembre 2008 Nessun commento

Cala il Pil, le auto, le costruzioni….fosse, fosse che sia la temuta/auspicata decrescita?

E’ bene riprendere le cose dall’inizio: era il 1930 (o giù di lì) ed un giovane, brillante economista rumeno disse “no” a Joseph Schumpeter alla proposta di fare la tesi di dottorato con lui e se ne rientrò in Romania a lavorare per il suo paese, interessandosi dei pozzi di petrolio in esaurimento e dell’economia agraria (e molto altro).

Come dice Martinez-Alier: “La storia recente dell’economia ecologica sarebbe stata più facile con Georgescu-Roegen ad Harvard

Eccovi l’Introduzione de Le origini dell’economia ecologica

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Il bioeconomista: il Medioevo della mobilità in Italia

18 Novembre 2008 2 commenti

Muoversi è necessario, l’uomo è un animale sociale e la mobilità equivale a massimizzare informazione e risorse (vedi Città..). Nelle città, specie le grandi, il mezzo motorizzato privato è in calo e una parte importante dei cittadini usa il trasporto pubblico elettrico. Non da noi, dove l’auto e i motorini sono i mezzo di gran lunga più usato.

Perchè siamo messi così male?

Dal servizio Eurostat Urban Audit prendiamo dei dati semplici ed ufficiali sulle città (notare che, per molti casi, dal 1992 l’Italia non fornisce i dati).

Il particolato PM 10:

PM 10

–>In pratica, in Italia ce la battiamo con Bucarest, Ankara e Timisoara.

Da cosa dipende?

–> Da quanti vanno al lavoro in auto:

CasaLavoroinAuto

–> Da quanti con i mezzi pubblici:

CasaLavoroconMezziPubblici

e da quanti usano la bici:

CasaLavoroinBici

Ne consegue che gli incidenti sono tanti:

Incidenti

..e gli spazi verdi per sport e tempo libero pochissimi:

SpaziVerdi

…oltre al fatto che la velocità media è bassissima e quindi ci alieniamo parecchio tempo ogni giorno chiusi nelle scatolette (dati Isfort, pag 43)

Velocitamedia

RIPETO, la soluzione è il tram (pdf 8 pag)

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Il Bioeconomista – 3 idee ed una Introduzione alla bioeconomia

5 Novembre 2008 Nessun commento

3 IDEE

1) FINE DEL MINERAL BONANZA. La crescente scarsità delle fonti fossili di energia risulterà necessariamente in una stabilizzazione dei consumi dei paesi. In qualche caso i MWh pro capite annui si assesteranno ad un livello di molto inferiore all’attuale, in altri raggiungeranno un picco per poi stabilizzarsi.

Tra gli indicatori candidati a tale misura potrebbero trovarsi i consumi totali di energia primaria/hab, i barili al giorno per abitante o (meglio) i consumi energetici per ora di attività umana, tenendo, cioè, conto della struttura demografica della popolazione (vedi pag.8).

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Il bioeconomista, il sorvolo del presente

27 Ottobre 2008 1 commento

finemorning

Foto | king 1024

A hundred years from now, everyone will be eating what we today would define as organic food, whether or not we act. But what we do now will determine how many will be eating. Richard Heinberg.

All’inizio degli anni 90 lessi su un noto manuale di economia undergraduate la frase seguente, un chiaro monito contro qualsiasi intervento sui prezzi: “Oltre ai bombardamenti, solo il controllo degli affitti (stile “Equo Canone”) può degradare completamente interi quartieri“. Guardando i reportages dagli Stati Uniti del Tg3, dove interi quartieri sono abbandonati, viene da esclamare: Almeno prima un proprietario ed un affittuario c’erano!

E’ come se il capitale si fosse auto svalutato: volendo essere (o darne l’illusione) tutti capitalisti, il valore del capitale si trova “inflazionato”. Il sogno americano di questi anni, una casa di proprietà (quasi) per tutti, ciò fino alla “lower-middle class”, fondato su una rischiosissima scommessa sulla crescita futura di tutto, svanisce in questo autunno 2008.

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Oltre la (ripida) crescita

23 Ottobre 2008 Nessun commento

La scienza di massa serve eccome, magari incanala e sopisce le forze del cambiamento..ed anche le rabbie, ma DEVE essere chiara.

Si parla di crescita?

–> Eccola in tutto il suo terribile splendore
beyondGrowth

Via | Scientific American

Nuovo mondo

18 Ottobre 2008 1 commento

In 3 minuti un bel video sul nuovo ordine mondiale.

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Ecosistema Urbano 2009

15 Ottobre 2008 Nessun commento

Se al Sud si vive male non è colpa del PIL: la sostenibilità dipende dalla politica, non dai soldi. E’ uscito quel brutto report pieno di statistiche cattive e antigovernative chiamato Ecosistema Urbano, di quei sinistrorsi di Legambiente e (ehm!) del Sole 24Ore. 125 indicatori di sostenibilità, dal trasporto pubblico ai rifiuti, passando per l’inquinamento atmosferico e la depurazione dell’acqua, dei 103 comuni capoluogo d’Italia. Certo, spicca il crollo di Roma, che quest’anno perde 15 posizioni, ma i lettori attenti sanno che Ecosistema Urbano rappresenta il (o uno dei migliori) check-up della sostenibilità delle città italiane. La diagnosi non è affatto positiva.

Segue su Ecowiki

Il nesso tra crisi finanziaria ed energia

8 Ottobre 2008 Nessun commento

silvercity

Foto da fotocommunity

Con un pò di ritardo (originale di Goldstein è di ferragosto) ecco quì: i mutui non pagati sono quelli di chi abita dove deve usare MOLTO la macchina.

In altri termini, gli insolventi sono gli americani che hanno comprato casa senza considerare che avrebbero speso sempre di più per andare al lavoro: mutui per case nuove e non servite da trasporto pubblico. Al contrario, i valori delle case in città tengono..

Posso, comunque, vantarmi di aver detto quasi un anno fa – post, pdf (pag. 4) – che i consumatori scelgono l’auto chiudendo gli occhi sui costi variabili che si stanno accollando.

Penso sia esercizio utile la stima del (dis)valore di una casa/quartiere/città a seconda della presenza o meno di trasporto pubblico (o di piste ciclabili con l’opzione dell’intermodalità con il TPL).

La chiave dell’analisi deve essere la stima della soglia decisionale (funzione di qualità del servizio, capillarità, ecc) oltre la quale “non si può fare a meno dell’auto”.

Da Switchboard:

La crisi di credito non è dovuta solo ai mutui subprime […] le insolvenze non sono casuali: hanno un modello molto chiaro che è stato misteriosamente trascurato dal settore finanziario. Le insolvenze sono localizzabili nei posti in cui la necessità usare l’auto è molto alta – i sobborghi con trasporto pubblico rado o assente. Le aree urbane con alta densità abitativa, con buona possibilità di muoversi a piedi (walkability) e buoni servizi di trasporto sono state in gran parte immuni dalla crisi del credito.

I dati suggeriscono che più è basso il costo dei trasporti in auto di una determinata zona, più bassa la probabilità d’insolvenza. Una politica energetica razionale prenderebbe in considerazione le spese per i trasporti al momento di sottoscrivere il mutuo, evitando gran parte, se non tutto il rischio che ora affligge l’economia.

Per quanto riguarda i bassi risparmi degli ultimi 35 anni, si rileva che, dalla crisi energetica del 1973, i redditi mediani degli Americani sono cambiati poco, mentre l’uso dell’auto è aumentato sempre. Allo stesso tempo, le città e le periferie si sono sviluppate riducendo la densità abitativa, la walkability ed il TPL. Questa dinamica ha condotto all’aumento della necessità di guidare per mantenere la stessa qualità della vita.

Guidare costa: le spese per l’auto erano il 18% della spesa delle famiglie anche quando la benzina costava $1.50/gallone (0,25 €/litro!!) e questo si confronta con il 21% destinato all’alloggio (considerando solo la casa, non le utenze, l’arredamento, ecc.). Con la benzina a $3,78/gallone, se le spese salgono è normale che il risparmio scenda.

Grazie a Petrolio.

Gowdy sull’origine dell’homo economicus

3 Ottobre 2008 Nessun commento

Un testo di John Gowdy, Production theory and peak oil: collapse or sustainability? (pdf 11 pag) propone una identificazione e caratterizzazione delle dinamiche culturali e materiali alla base dell’homo oeconomicus.
Secondo Gowdy, tutte le culture sono guidate da miti che danno significato ed obiettivi alle vite di ciascuno. Condizionate come sono da vincoli sociali, biologici ed ecologici, i miti possono essere una forza propellente ed unificante al tempo stesso, che porta all’affermazione di una cultura, unificando, consolidando e canalizzando gli schemi di comportamento che portano le società ad affermarsi le une rispetto alle altre.
Gowdy cita Shalin, che riporta l’homo oeconomicus a due idee profondamente radicate nella cosmologia Occidentale. La prima è la nozione di peccato originale, l’idea che il genere umano sia condannato all’eterno tormento a causa dei loro insaziabili desideri carnali. La seconda è l’ordine naturale, l’idea che le azioni spontanee di agenti isolati tra loro, porteranno comunque a un equilibrio armonioso.

La manifestazione economica di tutto questo è che gli uomini sono improntati di una natura aggressiva e solitaria, ma che possono essere redenti dal libero mercato, il cui scopo teleologico è trasformare l’egoismo individuale in armonia sociale.

L’uomo economico è il peccatore ed il mercato la sua strada alla salvezza.

L’uomo economico nasce dal buon selvaggio dell’epoca Vittoriana e dallo stato di natura originario, nel quale gli esseri umani conducevano un’esistenza pura e libera dai vincoli sociali, scriveva Hobbes (1651, citato in Bowles 1998, p. 75)

E’ la decrescita stupido!

30 Settembre 2008 Nessun commento

The Cry

Foto André Schwabe

Il lupo non si preoccupa mai di quante siano le pecore. Virgilio

Questo lunedì è iniziato con il bell’articolo Confindustria e le Ceneri di Gramsci, di Massimo Giannini e si conclude con il crollo delle borse conseguente al no del Congresso al piano di salvataggio delle banche (analisi di Jerome e di L. Spaventa).

Come Gramsci parlava della vera concorrenza ed intraprendenza di mercato, così Berlinguer intuiva che “crescita” non significava consumo, spesa e spreco…ma piuttosto equilibrio di vita, etica personale e serenità interiore. In un sistema politico, economico e sociale inclusivo delle sue componenti più deboli. (Nel senso dell’utilità di Rawls)

Penso che oggi si possa iniziare a rifondare ideali politici e programmi di economia iniziando a riconoscere il trionfo di Georgescu Roegen: l’analisi dell’economia al di là della miope frontiera del profitto aziendale, che include la scarsità delle risorse e la degradazione dell’energia vede il suo riconoscimento, ad esempio, in tutti gli studi di impatto ambientale. La prospettiva intergenerazionale è ormai vigente in tutte le scelte (un articolo con l’esempio per i biocarburanti è: Can Biofuels Replace Fossil Energy Fuels? A Multi-Scale Integrated Analysis Based On The Concept Of Societal And Ecosystem Metabolism: Part 1, scarica, pdf 38 pagg).

La fine del petrolio a buon mercato, in anni di crescente preoccupazione per i cambiamenti climatici (l’altra faccia della nera medaglia della crescita ottusa, che invia in aria e nelle discariche gli scarti delle risorse sprecate) ha dato un colpo decisivo alla finanza speculativa imperante.

Volevo scrivere dell’importanza del ripristino della ferrovia Civitavecchia-Orte, di quanta sostenibilità e legalità necessita l’Italia che solo una rete ferroviaria capillare per cose e persone ci potrà dare (vedi La rinascita dei treni locali in Francia o Mobilità senza petrolio parte 1 – Treni). Ma non importa. Importano i desideri delle persone, che poi, diffusi ed incanalati divengono programmi e progetti…

Ancora regnerà l’incertezza, molti proporranno “ricette” per uscire dalla crisi, finanziaria, energetica. La sicurezza, i prezzi, i consumi. Tutto senza una possibilità di respirare aria di futuro, schiacciati dagli interessi dei 1000 milioni di bottegai arrivati una generazione fa dalla campagna, con i denti sulla loro rendita di posizione. A smerciare le perline cinesi per i turisti in pellegrinaggio a forma di Vaticano e Colosseo. Una nausea.

Mi chiedo, se si nega la storia, giocando sul ruolo della Resistenza come “funzionerà” l’italiano del XXI secolo? Chi non difende i giudici, come nel caso di Mani Pulite, come potrà dirsi “liberale”? (Tradendo la libertà d’impresa).

Meno male che B. ci dice che siamo un paese manifatturiero

Pensieri su prezzo energia e crisi finanziaria, c’è un loop?

25 Settembre 2008 Nessun commento

Brent_$�

Il prezzo del petrolio sta avendo delle fortissime oscillazioni negli ultimi 12 mesi, passando da 77 dollari al barile ($/b) di settembre 2007 a 133$/b nel mese di luglio, per ridiscendere a circa 92$, valore identico a quello registrato a gennaio 2008. Oggi, 25 settembre, il barile di Brent costa 100$.

Il petrolio risente pesantemente della crisi finanziaria mondiale che influenza sia il settore finanziario che industriale, indebolendo la domanda mondiale di greggio. La Goldman Sachs, che nel 2005 aveva previsto un prezzo del petrolio a 100 dollari al barile, dopo aver messo in conto i 200$/b a maggio di quest’anno, oggi rivede al ribasso il forecast a tre mesi da 149 a 115 dollari al barile.

L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, ha ribassato le previsioni della domanda mondiale di petrolio, portandola a 86,6 milioni di barili al giorno, in linea con le previsioni dell‘Agenzia Internazionale dell’Energia, che stima una domanda di greggio pari a 86,8 mbg per il 2008 ed a 87,6 mbg per il 2009. Tali valori segnano una crescita su base annua, ma sono al ribasso rispetto alle previsioni precedenti.

Il nesso tra crisi finanziaria ed energia è evidenziato dagli investimenti in futures petroliferi delle aziende entrate in crisi. Quando, alla fine di luglio, il prezzo del greggio ha iniziato a scendere, queste aziende hanno iniziato a vendere petrolio, per far quadrare i bilanci ed aumentare liquidità. Queste svendite, unite alle minori pressioni provenienti dalla domanda, hanno contribuito a far scendere ulteriormente il prezzo del greggio.

Secondo alcuni analisti, sono gli aumenti del prezzo di energia e materie prime del 2007 la causa principale della crisi del credito, poiché avrebbero contribuito al crollo della solvibilità per pagare i debiti, come appunto i mutui. Ora il petrolio scende, causa la debolezza dell’economia, ma le conseguenze di questa crisi finanziaria rischiano di farsi sentire sul settore energetico, con un pericoloso effetto di feedback. La stretta del credito, infatti, rischia di causare un rallentamento degli investimenti nel settore energetico, che, notoriamente, necessita di grandi capitali per espandere la produzione, sia da fonti fossili che dalle rinnovabili.

Si potrebbe innescare un circolo vizioso che conduce all’obsolescenza del sistema di approvvigionamento energetico.

AGGIORNAMENTO

Oil Watch Monthly di ottobre 2008 conferma il timore che la crisi scoraggi gli investimenti in esplorazione e sviluppo riducendo l’offerta dei prossimi anni, rischiando di provocare una scarsità di petrolio.

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The Crash Course

23 Settembre 2008 Nessun commento

Chris Martenson ha realizzato un rapido corso di economia in 22 lezioni (21 completate).

Ci spiega in un inglese semplice e diretto di come il sistema economico mondiale DEVE cambiare radicalmente il prima possibile per evitare il collasso e minimizzare i danni.

E’ un appello ragionato alla decrescita economica..

The Crash Course.

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Elettrosmog ed altre storie

9 Settembre 2008 Nessun commento

plitvice
Foto: Tobi…H.

Volevo assolutamente parlare dell’inquinamento elettromagnetico che, troppo lentamente studiato, si sta rivelando un serissimo danno per gli operai della natura (come le le api e i passerotti), Electronic smog ‘is disrupting nature on a massive scale, in cui si spiegano gli effetti indesiderati dei cellulari, del Wi-Fi ed altre fonti di elettrosmog.

L’articolo descrive il lavoro trentennale del Prof. Ulrich Warnke, in cui si trova conferma della perdita del nido per le api e del disorientamento degli uccelli migratori a causa delle antenne. Da approfondire, costantemente (le comunicazioni, con il trasporto aereo, sono tra i principali settori a rischio di decrescita forzata, drammatica e, forse, addirittura critica).

…ma…

2) L’Incipit di It’s just a phase, di Kurt Cobb merita:

– Alcuni ecologisti radicali (deep ecologists) hanno sostenuto che l’agricoltura sia un errore fondamentale dell’evoluzione umana e che abbia creato più problemi di quanti non ne abbia risolti.

– Un numero maggiore di persone ritiene che sia stata la scoperta dei combustibili fossili e il loro contributo alla rivoluzione industriale che abbiano condotto in un vicolo cieco la storia umana. Dopo tutto, la potenza dei carburanti fossili nelle mani degli uomini, ha permesso a questi di modificare l’ecosfera in profondità e le conseguenze non minacciano solamente il futuro umano, ma il futuro di ogni specie vivente del pianeta.

– Infine ci sono coloro, probabilmente in numero maggiore, i quali credono che abbiamo semplicemente fatto cattivo uso della nostra abilità tecnologica e che, incanalando tale intraprendenza verso una armonizzazione con la natura, riusciremo a sopravvivere noi e la società tecnologica, permettendo, al contempo, alla natura di rifiorire.

Il brano mi porta spontaneamente al pensare al deepest ecologist: Georgescu.

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Cicli vitali 10 – I dolciumi industriali

dolciumi

Riprendiamo la serie Cicli di vita.

In tutte le casse dei negozi (supermercati o alimentari) troverete decine di dolciumi. Negli Stati Uniti, dove si consumano in media 10 chili di dolciumi ogni anno, vengono associati a feste popolari come Halloween o san Valentino. In Scozia, la barretta di cioccolato Mars, prodotta con l’immersione nell’olio bollente, ha fatto furore negli anni ’90. Circa 150 nuove varietà arrivano sugli scaffali ogni anno, ma il 65% dei marchi americani sono disponibili da oltre sei decenni. La prima tavoletta composta fu la Goo Goo Cluster, apparsa nel 1912, attirava la gente con il suo melange di cioccolato al latte, caramello, guimauve e noci. Gli anni ’20 furono gli anni d’oro dei dolciumi, allora emersero marchi come i 3 Moschettieri, Baby Ruth e Snickers – che resta il re delle vendite di sempre. altri marchi sono durati meno, come il Chicken Dinner e Tummy Full, che si volevano a buon mercato negli anni della Grande Depressione. Prosegui la lettura…

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