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Archivio per la categoria ‘bioeconomia’

Il passato, il presente ed il futuro

Berlinguer

Berlinguer aveva intuito il futuro.

L’austerità è il mezzo per contrastare alle radici e porre le basi del superamento di un sistema che è entrato in una crisi strutturale e di fondo, non congiunturale, di quel sistema i cui caratteri distintivi sono lo spreco e lo sperpero, l’esaltazione di particolarismi e dell’individualismo più sfrenati, del consumismo più dissennato. L’austerità significa rigore, efficienza, serietà, e significa giustizia; cioè il contrario di tutto ciò che abbiamo conosciuto e pagato finora, e che ci ha portato alla crisi gravissima i cui guasti si accumulano da anni e che oggi si manifesta in Italia in tutta la sua drammatica portata

da ASPO.

Il testo rappresenta una inedita conciliazione tra sinistra ed ambientalismo, sintesi di socialismo e bioeconomia, unione vincente del rosso e del verde.

Nell’ottica dell’austerità, infatti, Berlinguer supera il tradizionale produttivismo dei partiti comunisti, cercando di intravedere un possibile sviluppo qualitativo e “sociale” negli stili di vita naturalmente parsimoniosi della società italiana, di cui la sua Sardegna, è da sempre portatrice.

La parsimonia, il recupero del valore della semplicità anticonsumistica, l’affermazione della qualità del lavoro e delle relazioni sociali sono la chiave di volta per la risoluzione dei dualismi tra crescita ed ambiente, tradizione cristiana e socialista ed anche tra modernità e tradizione, che il Partito Democratico cerca di risolvere nella ricerca della sua identità.

La prima lezione della materia 01

30 Giugno 2008 Nessun commento

treni

Sono rimasto contento di leggere il lungamente atteso commento del Dott. Maugeri all’attuale fase di rialzi dei prezzi degli idrocarburi. La lezione delle materie prime é, ovviamente, deludente, per chi si aspettasse da un DG dell’ENI un’ammissione di futura scarsità petrolifera o delle materie prime. Solo un blando auspicio di parsimonia..

L’articolo parla dei cicli di prezzo del XX secolo, vedendo nell’alternarsi di recessioni, eccessi di domanda, distruzioni e creazioni di capacità produttiva ed anche del rapporto inverso tra borse e materie prime (ne avevamo parlato qui) una magnifica altalena della storia dell’uomo. E’ un’ottima difesa della mano invisibile, che aggiusta i mercati, regolando domanda ed offerta in modo implacabile.

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Video-Omaggio a Georgescu-Roegen

20 Giugno 2008 Nessun commento

mondo_schiacciato

La vita di Nicholas Georgescu-Roegen, padre della bioeconomia, raccontata (in francese) da Jacques Grinevald:

Parte 1

Parte 2
Parte 3
Parte 4
Parte 5
Parte 6
Parte 7.

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Perche la sinistra…il chiasmo del rosso e del verde

7 Giugno 2008 1 commento

tdg

L’articolo del Prof. Ruffolo Ma perché la sinistra dovrebbe vincere? è bellissimo. Lucido e saggio. Leggendolo, sembra di vedere la recente sconfitta del PD su un campo di battaglia concettuale. Un dipinto in cui agiscono carnali legioni di elettori italiani, oggi appartenenti ai vari partiti. Manovre a pinza nei dibattiti di piazza delle cavallerie/ideali degli italiani di sinistra e di destra a formare un chiasmo di valori e politiche, presenti e passate che, intuitivamente, spiega benissimo l’attuale impedimento della sinistra d’incarnare il consenso della maggioranza. E’, forse, la causa primaria del rallentamento del progresso economico mondiale.

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L’apocalisse del mondo storto

Albero

Per descrivere questi giorni…

L’apocalisse del mondo storto
Repubblica, 20 aprile 2008, pagina 44, sezione: DOMENICALE

Un giorno il mondo si sveglia e scopre che non c’ è più petrolio, né corrente elettrica, né gas, né carbone. Nei paesi di montagna la situazione è abbastanza affrontabile, nelle città il discorso cambia. E’ inverno, l’ inverno freddo e umido delle città con le nebbie e la solitudine di ognuno che messa assieme diventa di massa. I primi giorni la gente li supera, con tabarri e spavento, ormai sa tutto. Hanno capito che non c’ è carburante, corrente, gas, carbone.

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L’acqua come colla della vita

goccie

Ho sempre pensato che l’acqua fosse una sorta di collante della vita, che le permette di “tenere insieme” quel seme con la terra in modo che possano “usare” il sole…

Marco ci dà la possibilità di godere di un bellissimo brano in proposito:

Nella terra secca il seme è solo. Solo e prigioniero. E’ circondato di ricchezze, cibi, tutto ciò di cui avrebbe bisogno per svilupparsi. Queste ricchezze, questi cibi, li chiamano sali minerali, inutile saperne di più alla tua età. Sappi soltanto che se ne stanno fuori tiro. Il seme non ha braccia per raggiungerle. O meglio, le sue braccia sono avvolte da una pelle che lui non può squarciare.

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I 5 stadi del crollo

Bidoni?

Foto: Kydroon

Nelle News 27 febbraio 08 avevamo menzionato il contributo di Dimitri Orlov “Le cinque fasi del crollo”. Eccone una breve sintesi, che acquisisce pertinenza oggi con il petrolio al doppio di un anno fa…(vedi Bloomberg e Sole24Ore).

Premessa: il crollo si riferisce agli USA, dove il tutto-auto non riesce a trovare soluzione.

Fase 1: Crollo finanziario. La fede nel business as usual è scomparsa. Il futuro non assomiglia più al passato in alcun modo che permetta una valutazione del rischio ed una garanzia per le attività finanziarie. Le istituzioni finanziarie diventano insolventi; il risparmio è bruciato e l’accesso a capitale è perso.

Fase 2: Crollo commerciale. La fede che market shall provide è persa. Il denaro si svaluta e/o diventa scarso, le commodities vengono accumulate, le aziende importatrici ed la grande distribuzione commerciale si smembra, si diffonde una penuria di beni di sussistenza.

Fase 3: Crollo politico. La fede che il governo si prenderà a cura di voi è persa. Poiché i tentativi ufficiali di attenuare la generale mancanza di accesso ai beni di prima necessità non riescono a fare la differenza, le istituzioni politiche perdono di legittimità ed importanza.

Fase 4: Crollo sociale. La fede che la vostra gente prenderà cura di voi è persa. Le istituzioni sociali locali, istituzioni di carità, amministratori comunali o altri gruppi che si affrettano per cercare di colmare il vuoto di potere, sono a corto di risorse o falliscono a causa di conflitti interni.

Fase 5: Crollo culturale. La fede nella bontà del genere umano è persa. La gente perde la capacità di avere bontà, generosità, considerazione, affetto, l’onestà, ospitalità, la pietà, la carità (Turnbull, The Mountain People). Le famiglie si disperdono e competono per le risorse limitate. Il nuovo motto si trasforma in possa tu morire oggi in modo che io muoia domani (Solzhenitsyn, Arcipelago gulag). Possono verificarsi forme di cannibalismo.

Riflessione conclusiva

Per svincolarci dal petrolio servono alternative all’auto, una sono imezzi pubblici: ecco la situazione in casa nostra nell’ultimo Rapporto Asstra.

Un’altra è la bici, ma ecco cosa succede quando le piste ciclabili le decidono i commercianti e gli automobilisti: Addio alla pista ciclabile su viale Marconi (da Roma Pedala).

Aggiornamento

Il rapporto ASSTRA (pag 180): Così è se vi pare – V Rapporto sulla mobilità urbana 2008.

Notizie 6 maggio 2008

6 Maggio 2008 2 commenti

Limits to growth and related stuff – La backstory dei “Limiti allo sviluppo” del Club di Roma, raccontata dall’allora assistente Paul Krugman: che rivela la presunzione “a cascata” degli ingegneri (Forrester) verso gli economisti (Nordhaus) e degli economisti verso i sociologi. Si intuisce la realtà dei limiti dello sviluppo delle tecnologie dell’energia…

Un bonus che pesa sull’ambiente, di Filippo Barone e Marzio Galeotti, La Voce – L’analisi degli effetti economici e politici della scadenza del bonus fiscale dei carburanti, delle difficoltà di riproporlo e del senso delle tasse sui carburanti come incorporazione dei danni che questi provocano. Forse le associazioni di consumatori dovrebbero richiedere alternative all’auto invece di sconti per continuare ad usarle…

Olanda, tassare le auto con il satellite, di emiliano da Blogeko – La descrizione di un sistema che, dal 2011, permetterà di tassare le auto in base alla percorrenza effettiva secondo ore e luoghi in cui si svolge. Splendido!

World’s 10 Best Biking Trails, da Treehugger – I 10 migliori percorsi in bicicletta, c’è anche il Gran Fondo Campagnolo italiano.

Herman Daly: Towards A Steady-State Economy, da TheOilDrum – Le riflessioni dell’inventore della teoria dell’economia dello stato stazionario…ricordando che secondo Georgescu-Roegen non è possibile..

Toyota Prius price climbs $400, da autoBlogGreen – Gli aumenti della regina delle auto ibride;

ASPO 2 Il futuro delle risorse minerarie, da Ecoalfabeta – Sintesi e video del secondo convegno dell’Associazione per lo studio del Picco del petrolio;

Oil At $150-$200/Bbl Possible In Next 6-24 Months says Goldman – Gli analisti della banca d’investimenti prevedono la possiblità di ulteriori aumenti dell’oro nero (peakoil.net);

Malagrotta in crisi da Ingegneria e Ambiente – Un video sullo stato della grande discarica romana…;

World food prices may worsen Burmese disaster, da Newscientist – Il pericolo della fame incombe su Myanmar.

news 19 marzo 2008 parte 2

Quanti posti di lavoro con 1.000.000.000 di $

Secondo uno studio dell’Università del Massachusetts (pag.16) investire nei trasporti pubblici ha una ricaduta sull’impiego maggiore che negli altri settori di spesa pubblica.
Vediamo allora queste statistiche verdi:

Quanti posti di lavoro vengono creati con 1 miliardo di dollari?

8,555 se spesi per la difesa
10,779 se spesi per la sanità
17,687 se spesi per l’educazione
19,795 se spesi per i trasporti pubblici

Si tratta certamente di dati aggregati insufficienti a motivare per sé una politica di trasporto pubblico, tuttavia, visto quanto poco lavoro creano armi acciaio e malattie sarebbe bene riflettere subito sul come impegnarsi a posare queste benedette rotaie.

Via Treehugger

Aggiornamento

Altri dati sulla creazione di posti di lavoro dal trasporto pubblico si trovano in un report dell’UITP, che cita il lavoro dell’American Public Transportation Association: ogni 10 milioni di $ si creano 300 posti di lavoro, con 30 Milioni di indotto; Tickets to the Future: 3 stops to Sustainable Mobility (vedi a pag. 36)

Malthus incontra Georgescu

MateriePrime

Agli economisti piace affermare che non esistono pasti gratuiti e che ogni cosa deve essere pagata per ciò che vale, in modo che prezzo e valore siano sempre bilanciati. La Legge di Entropia ci insegna che il genere umano sottostà a un comandamento più rigido: in termini entropici, il costo di un pranzo è maggiore del suo prezzo. N. Georgescu-Roegen

Un interessante articolo di Marc Thirlwell dal titolo Malthus ritorna protagonista sul Sole 24Ore di domenica 2 marzo propone delle riflessioni originali sugli aumenti dei prezzi di petrolio e materie prime e le conseguenze sociali oltre che economiche. Evocare Malthus in epoca post-industriale, senza parlare degli avvertimenti lanciati da Nicolas Georgescu-Roegen nei primi anni ’70, che oggi appaiono come vere e proprie profezie, è secondo me, intellettualmente, disonesto.
Ecco alcuni brani dell’articolo:

Febbraio è stato il mese in cui sono tornati d’attualità concetti economici sgradevoli. La settimana scorsa i mercati finanziari hanno provato emozioni da anni 70 di fronte a una combinazione tra crescita dell’inflazione e della disoccupazione negli Stati Uniti. Poi è arrivata la notizia che il Programma alimentare delle Nazioni Unite potrebbe essere costretto a razionare gli aiuti alimentari. […] I fattori trainanti nella cavalcata dei prezzi nel corso dell’anno passato sono stati gli sviluppi dei mercati energetici a livello mondiale.

L’alto prezzo del petrolio ha incoraggiato politiche energetiche focalizzate sui biocombustibili, con generosi stanziamenti di fondi. La produzione ha risposto a questi incentivi : secondo la Banca Mondiale, gli Stati Uniti hanno destinato il 20% della loro produzione di granoturco alla produzione di biocombustibili e l’Unione Europea il 68% della produzione a olii vegetali. A proposito della produzione di bioetanolo dal granoturco, la Banca Mondiale dice:

Rising agricultural crop prices caused by demand for biofuels have come to the forefront in the debate about a potential conflict between food and fuel. The grain required to fill the tank of a sports utility vehicle with ethanol (240 kilograms of maize for 100 liters of ethanol) could feed one person for a year; this shows how food and fuel compete. Rising prices of staple crops can cause significant welfare losses for the poor, most of whom are net buyers of staple crops. But many other poor producers, who are net sellers of these crops, would benefit from higher prices.

Riprende Thirlwell:

Non è la prima volta, nella storia mondiale che lo spettro maltusiano di penurie alimentari di portata planetaria si profila minaccioso sull’orizzonte dell’economia mondiale. Le impennate dei prezzi degli alimenti negli anno 70, e poi nuovamente a metà degli anni 90, produssero, in entrambi i casi, allarmi sull’incapacità della produzione agricola di tenere il passo con l’aumento della popolazione mondiale. Ogni volta che i prezzi sono saliti, l’impennata si è rivelata temporanea perché l’offerta si è adeguata alla domanda.

Ci sono buone ragioni per ritenere che anche in quest’ultima ondata di squilibri di mercato finisca con l’avere lo stesso esito. Ci sono però due “ma”, e sono due “ma” importanti, che si contrappongono a una lettura tanto ottimistica della situazione attuale. Il primo è che il lasso di tempo che l’offerta impiega per rispondere agli stimoli prodotti dall’innalzamento dei prezzi potrebbe rivelarsi più lungo che che in passato, perché i cambiamenti che stanno interessando i mercato mondiali dell’energia – e di conseguenza anche la domanda mondiale di biocombustibili – sono probabilmente destinati a durare nel tempo. Con i cambiamenti climatici e la degradazione ambientale che minacciano la capacità di produzione agricola in diverse regioni chiave, difficilmente l’offerta potrà dare prova della stessa elasticità dimostrata in passato.

Stiamo dicendo che in futuro avremo:

Meno terra meno fertile,
per nutrire più persone,
con petrolio più caro per trasportare il cibo.

Thirlwell parla quindi dei costi sociali che si prospettano tempi difficili,

1) Nelle economie più povere, fortemente dipendenti dagli aiuti alimentari del World Food Program, le quantità di cibo fornito diminuiscono con l’aumento dei prezzi, essendo a budget fisso;

2) Nei paesi emergenti, dove le diseguaglianze sociali si sono ampliate con la nascita di borghesie/aristocrazie imprenditoriali, l’effetto di un aumento dei prezzi agricoli potrebbe riequilibrare le disparità di reddito tra città e campagna, le conseguenze negative rischiano di ripercuotersi sul proletariato urbano;

3) Idem nei paesi sviluppati;

4) Sul reddito reale in generale, a causa delle politiche monetarie rigide per fronteggiare gli aumento dei prodotti alimentari, fino a misure di stampo dirigista di controllo dei prezzi.

Si delinea un processo economico che può sintetizzarsi così:

L’aumento del prezzo del petrolio ha causato un aumento del prezzo delle materie prime, che sembra destinato a durare nel tempo, sia perché il petrolio rimarrà “caro”, sia perché il suo sostituto (i biocarburanti) sottraggono terra fertile (in diminuzione a causa della degradazione generale dei terreni, dovuta allo sfruttamento intensivo ed al riscaldamento globale).

Il rialzo dei prezzi agricoli, secondo me, rischia di provocare tensioni sociali anche e soprattutto nei ceti medi urbani dei paesi sviluppati dove l’erosione dei salari reali da reddito dipendente non può essere compensata dall’autoproduzione di beni agricoli (possibile, invece, nei piccoli centri mediante orti familiari, cooperative etc.).

A questo si associa un crescente malcontento dovuto agli alti costi dell’uso del mezzo privato per il tempo libero, oltre che per la mobilità “necessaria”.

Gli alti costi dell’uso dell’automobile privata per “evadere” dalle città nei week end, infatti, rischiano di creare delle forme paranoiche di malessere, dovute alla presa di coscienza dell’impossibilità di vedere realizzati quegli ideali di successo ereditati dai nostri padri e – finora – realizzati (e [di]mostrati) proprio nel tempo libero. Il fallimento di questi ideali è forse la minaccia più grave alla pace sociale.

Citiamo Georgescu, a proposito della relazione città-campagna:

Se il contadino fosse sempre stato intrinsecamente indolente ed economicamente inerte, invece di gran lavoratore, semplicemente risparmiatore, non si sarebbero create le basi per lo sviluppo della civiltà urbana. Il rapporto iniziale fra città e campagna è all’origine della profonda sfiducia del contadino nei confronti di ogni idea che la città cerca di vendergli […] Nei villaggi sfruttati dallo stato per lunghi periodi fino al limite della crudeltà, i contadini inizialmente cercarono di apparire poveri agli esattori delle imposte, ma il continuo sfruttamento li rese effettivamente poveri. Alla fine scoprirono che lavorare quanto basta per restare poveri rappresentava la migliore strategia per sopravvivere nella lotta contro i loro sfruttatori., L’inerzia cumulativa della tradizione fece il resto.

da G.C. Dragan e M.C. Demetrscu Entropia e Bioeconomia, Il nuovo paradigma di Nicholas Georgescu-Roegen, Nagard Ed.

La decrescita della segnaletica stradale

14 Settembre 2007 2 commenti

Serpentina

La città di Oosterwolde nella foto.

In spite of the apparently anarchical layout, the traffic, a steady stream of trucks, cars, buses, motorcycles, bicycles and pedestrians, moved along fluidly and easily, as if directed by an invisible conductor…

E’ iniziato tutto a Drachten in Olanda: niente pannelli, niente semafori, ne marciapiedi. Ora l’esperimento viene ripetuto nella tedesca Bohmte dove si sta abolendo la segnaletica stradale.

L’idea è di Hans Monderman, il pioniere della teoria dello spazio condiviso, che, in maniera controintuitiva, propone di incentivare l’auto-responsabilizzazione alla guida, sgomberando il campo visivo.

Questa iniziativa rivoluzionaria non è frutto di improvvisazione, ma di un’idea semplice: il comportamento degli automobilisti non cambia aggiungendo e mettendo più segnaletica (da leggere), ma facendo riflettere chi guida, spingendolo a capire la condizione/situazione della strada in cui si trova, senza indicazioni.

Infatti nei paesi “disciplinati” da una segnaletica onnipresente, non si riflette più alla guida! Stop-go, ecc.

Non resisto a definire l’idea geniale.

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Invasioni di campo

11 Settembre 2007 Nessun commento

run run

Foto da Yahoo – UK Ireland

L’uomo è nato libero, ma dovunque è in catene.
Jean Jacques Rousseau

Prendendo a pretesto un’immagine sull’iniziativa della municipalizzata di Denver per il risparmio idrico, vorrei condividere alcune riflessioni..

1 – L’invasione di campo dei sostenitori di Grillo in occasione del V-Day, e sintomatica del malcontento che – probabilmente ad un “picco” – è stato ben incanalato, mediante il popolare blog, in una protesta per cambiare le regole che governano l’elezione dei parlamentari italiani, che – solo parzialmente – condivido (interdizione per reati gravi). Concordo invece con l’ottima posizione di Daniele Luttazzi.

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Cyclopolis – Riassunto finale

5 Settembre 2007 Nessun commento

Cockatoo-on-Bicycle

Foto da Aviancompanions.

Ecco l’insieme dei brani tradotti di Cyclopolis – Ville Nouvelle di Benoit Lambert già pubblicati in 4 post precedenti. Qui li trovate assemblati in formato pdf

Cyclopolis_estratti

Cyclopolis 2 – Alfred Sauvy – L’automobile Grande Sovrana

La differenza tra un genio e uno stupido è che il genio ha dei limiti.
Anonimo

Continuiamo con il capitolo riguardante Alfred Sauvy, il libro di Benoit (vedi post e libro di Denis Baupin, Tout voiture no future).

Alfred Sauvy (1898-1990), sociologo e demografo francese di reputazione internazionale (gli è attribuita la creazione del termine “terzo mondo”) non ha solo scritto sui temi della popolazione. Nel 1968, a 70 anni, attacca l’automobile, un male del “fenomeno umano” […]

Sauvy si sforza di dimostrare che lo sviluppo dell’infrastruttura stradale nel dopoguerra è stato possibile per la pressione di una lobby potente, a scapito di infrastrutture che avrebbero invece risposto agli urgenti bisogni dei Francesi. L’automobile pesa sui budget ed il suo sviluppo va contro l’interesse generale, accusa il demografo. Sauvy si interroga: come mai i trasporti ferroviari hanno perso così rapidamente i mercati che controllavano a vantaggio degli autotrasportatori? Il cambiamento si spiega con una parola: la scrematura!

La scrematura, è questa concorrenza arrivata dalla strada e per la quale “nel 1935, al massimo della crisi, le ferrovie hanno perso un quarto del loro traffico, mantenendo inalterati i costi di esercizio; la perdita finanziaria è ancor più importante dato che il traffico perso era il solo che rapportava” (1).
In Francia, la strada trasporta le stoffe, i prodotti di valore, i manufatti. Tralascia il ferro, il carbone, la sabbia, così come i viaggiatori che beneficiano di riduzioni varie. Gli autotrasportatori trasportano solo quello che gli conviene. La responsabilità della decadenza della ferrovia è delle pubbliche autorità e dei funzionari dei Lavori Pubblici che non reagiscono: “Il termine “scrematura” è usato per designare questo fenomeno; ma la propaganda stradale già veglia per dissimulare la verità più limpida. Noi quì tocchiamo il primo elemento di una lunga catena di attitudini socio-politiche sconcertanti” (2), Sauvy si chiede perché le Poste siano state risparmiate dal fenomeno. La spiegazione è un miscuglio di fatalità, di rapporti politici e di elementi economici.

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