Diritto di sangue, diritto del suolo e diritto dei figli
Foto da fotocommunity
Ciò che non vogliamo conoscere di noi stessi finisce per arrivare dall’esterno come un destino.
Carl Gustav Jung
A fine gennaio avevamo parlato della proposta del borgo di Richmond di modulare le tariffe dei parcheggi in funzione delle emissioni dell’auto parcheggiata (vedi post). La notizia, ripresa sia dai media più tradizionali quali BBC, che dai più popolari blog italiani (vedi 1 e 2), evidentemente “solletica” la sensibilità degli italiani urbani ipermotorizzati e soffocati (aria, rumore ed ingombro) dalle auto (vedi Eurostat). Ma questi che ci affliggono sono gli inquinanti locali…
In Inghilterra, la tariffazione del parcheggio in funzione della CO2 (inquinante globale) crea scandalo tra i residenti che non vedono tutelato il diritto al parcheggio nel “loro” quartiere, pone il problema del diritto ad occupare lo spazio con i beni posseduti: un diritto del suolo.
Caveat: Se lascio la bellabici in carbonio sotto casa, il mattino seguente ce ne ritrovo mezza, per questo aspetto che mi si dia il diritto di lasciare il mio possesso all’interno del “sacro” cortile condominiale.
La questione del diritto ad occupare lo spazio mi fa pensare ai concetti di Jus sanguinis e Jus soli in materia di diritto di nazionalità, il primo di origine medievale dava il diritto alla nazionalità per ereditarietà, mentre il secondo, introdotto dalla Francia nel 1500 “legalizza” in un certo senso la possibilità di migrazione. Conscio di operare una forzatura, poiché non siamo – spero – l’auto che possediamo, mi piace vedere nel provvedimento di Londra una evoluzione giuridica del diritto di occupazione del suolo dei nostri mezzi di locomozione.
In pratica, il possesso di un veicolo, fino ad ora, dà il diritto all’uso e quindi al parcheggio quando è fermo. Ma se questo diritto venisse limitato in nome del diritto delle generazioni future a godere di un ambiente salubre? Una sorta di Jus fili..
Il parcheggio diventa il mezzo per far pagare in loco le esternalità (vedi anche) dei veicoli che non vengono pagate né all’acquisto dall’auto né sono comprese nel prezzo dei carburanti che consuma. E’ evidente che tassare il parcheggio è un approccio parziale (non comprende i costi di funzionamento) e locale (limitato alla zona dove il parcheggio in funzione delle emissioni è in vigore), ma può provocare un effetto-domino virtuoso, come nel caso degli Adesivi della Trasparenza.
E’ immaginabile che i quartieri “critici” delle città europee, dopo aver pensato a parcheggi a pagamento per i non residenti, zone a traffico limitato, corsie preferenziali e (poche) piste ciclabili, si impegnino a classificare e tassare i veicoli in funzione dell’inquinamento “lì” prodotto?
Più in zona invece…restando “locali”
A Roma stiamo ancora cercando di rendere più sicure e silenziose strade di grande scorrimento come Via Nazionale eliminando i Sampietrini, ma comitati di commercianti e cultori dell’antico lottano per mantenerli volendo vedere la “loro” strada diventare un salotto. Il problema non credo sia togliere i “serci” ma piuttosto mettere il tram…