Il bioeconomista, il sorvolo del presente
Foto | king 1024
A hundred years from now, everyone will be eating what we today would define as organic food, whether or not we act. But what we do now will determine how many will be eating. Richard Heinberg.
All’inizio degli anni 90 lessi su un noto manuale di economia undergraduate la frase seguente, un chiaro monito contro qualsiasi intervento sui prezzi: “Oltre ai bombardamenti, solo il controllo degli affitti (stile “Equo Canone”) può degradare completamente interi quartieri“. Guardando i reportages dagli Stati Uniti del Tg3, dove interi quartieri sono abbandonati, viene da esclamare: Almeno prima un proprietario ed un affittuario c’erano!
E’ come se il capitale si fosse auto svalutato: volendo essere (o darne l’illusione) tutti capitalisti, il valore del capitale si trova “inflazionato”. Il sogno americano di questi anni, una casa di proprietà (quasi) per tutti, ciò fino alla “lower-middle class”, fondato su una rischiosissima scommessa sulla crescita futura di tutto, svanisce in questo autunno 2008.
Ma da dove arriva questa recessione? Il 2007 è stato l’anno della gravissima fiammata del prezzo delle materie prime. Olii, cereali, gomma, metalli. Si è ripreso a parlare di agricoltura (anche con seri reports FAO) e dell’effetto su di essa dei biocarburanti, sono state svolte delle serie analisi di ciclo di vita. In generale, è andata accelerando la presa di coscienza, dalle ONG al G8, della necessità di traghettare il (“funzionamento” del) mondo verso la sostenibilità energetico-climatica ed alimentare.
La vigorosa crescita del prezzo del barile, acceleratasi a novembre 2007, ha posto all’attenzione di tutti la questione della pesante dipendenza da petrolio delle economie industriali e, dopo molto tempo, si è ripreso a parlare di risorse. Nel dibattito si sono inserite delle stime serie riguardo ad una capacità produttiva decrescente di petrolio (vedi Crude Oil the Supply outlook), gettando ulteriore inquietudine sui mercati.
L’idea di Picco dei Prezzi o delle Quantità è servita a esemplificare due alternative visioni del fenomeno greggio-record. Ad un anno di distanza, possiamo constatare che si è trattato di un picco dei prezzi, ma, con la recessione e la relativa diminuzione della produzione, sarà anche un picco delle quantità (vedi). O forse è il picco del capitalismo? Torniamo a guardare “i fondamentali”, cioè la materia..
Via | The Oil Drum ANZ
1.Tra le cause della perdita di solvibilità dei sottoscrittori dei mutui si trova l’aumento delle spese per i trasporti (vedi). Infatti, l’aumento del prezzo del petrolio, alimentato dal timore che non ve ne sia poi così tanto a buon mercato, ha impoverito di molto i consumatori americani, abituati e costretti al tutto in auto (vedi). Questa spesa supplementare per energia e trasporti ha colpito in modo particolare coloro che, con le case nuove, si trovavano completamente sprovvisti di trasporto pubblico.
2.La redditività dell’industria, con materie prime, energia e trasporti più cari, è stata troncata; la globalizzazione è divenuta un lusso a causa di un mondo meno piatto e improvvisamente divenuto molto “rugoso”.
La domanda in calo ed i profitti a picco si concausano in una spirale recessiva. Il petrolio è a 60$ e, giustamente, si parla di salari e del dramma dell’occupazione, in uno scenario di crisi dei consumi e della produzione.
Facciamo un passo indietro, anzi due.
1.Il primo è un quesito: possiamo permetterci l’attuale consumo di energia e risorse? Oppure dobbiamo decisamente passare ad un sistema autosufficiente e giusto, sia per gli altri che per le future generazioni? E far convergere tutte le risorse umane, con intelligenza e forza, per declinare la sostenibilità in tutte le sfere della società.
Non è questione di salvare la terra (questa è un’ipocrisia): la vita sulla terra è molto più robusta di quanto crediamo (vedi pag 16). Si deve salvare l’ambiente per salvare la specie umana.
Uno sguardo al futuro: tra 100 anni, secondo Richard Heinberg, non dobbiamo porci la domanda: “Mangeremo o no cibo organico?” In quanto, di sicuro, tutti mangeremo cibo organico [e molta meno carne, NdR]. E’ importante capire che quello che sceglieremo di fare oggi determinerà quanti potranno mangiare. Viene spontanea la domanda, forse inutile e “di sinistra”: stiamo facendo il meglio affinché il massimo numero di persone possa mangiare?
2.La seconda questione cerca di capire i fondamenti teorici della teoria della crescita, andando dritto dritto al cuore della teoria economica ufficiale (la Grande Chiesa, come la chiamava Georgescu Roegen), quella dei Nobel e dei consiglieri dei Presidenti. La riassumiamo in una formula semplice:
sigma è minore di uno.
L’elasticità di sostituzione dell’energia rispetto al capitale è inferiore all’unità (vedi pag. 17).
Questo significa che non è possibile sostituire l’1% dell’energia fossile, come, ad esempio qualche milione di barili al giorno, e mantenere inalterato il PIL, aumentando i macchinari. Aumentando i lavoratori, forse. Finora c’è un solo esempio: Cuba dopo la caduta dell’Unione Sovietica (dove il sistema non è propriamente capitalistico).
The trouble with the economics of John Maynard Keynes and Professor Samuelson, is that they envision the world’s economy as a pendulum. The better metaphor is an hourglass. Georgescu Roegen, da NYT.
Le società avanzate sono divenute meno consumatrici di risorse poichè hanno smaterializzato gran parte della loro economia, nei passaggi da agricoltura a industria e da questa ai servizi (vedi pag. 26). E’ l’industria dei servizi la causa della riduzione dell’intensità energetica (Joule/$ PIL). I paesi più sviluppati, tuttavia, importano energia, acqua e materie prime nei prodotti “globali” consumati. E’ tempo di mettere in campo tutta l’intelligenza per rallentare la sabbia nella clessidra.
Da un punto di vista “operativo”, per allungare l’orizzonte economico delle scelte, possiamo riferire il brano seguente, che invalida la teoria di Hotelling sul valore delle risorse naturali nel tempo.
Ciascun individuo deve certamente scontare il futuro per l’indiscutibile ragione che, essendo mortale, esiste una possibilità di morire ogni giorno. Ma una nazione, per non parlare del genere umano, non può comportarsi come se morisse domani. Esse agiscono come se fossero immortali e, quindi, valutano le condizioni di benessere futuro senza sconto. Ovviamente, se il tasso di sconto è zero, la bella costruzione matematica di Hotelling collassa. Ma questo non vuol dire che un programma che metta tutte le generazioni sullo stesso piano sia insensato. Georgescu Roegen, The Entropy Law and the Economic Process in Retrospect, Eastern Economic Journal XII:3-25.
AGGIORNAMENTI
Sul superlativo ECOWIKI si parla del nesso tra crollo dei prezzi delle case e trasporto pubblico, Effetto del Trasporto Pubblico sui Prezzi delle Case;
Il testo originale di della Richard T. Ely lecture di Georgescu-Roegen: The Economics of production
Viene spontanea la domanda, forse inutile e ?di sinistra?: stiamo facendo il meglio affinch? il massimo numero di persone possa mangiare?
Posso correggere il tiro?
Secondo me l’obiettivo non pu? essere che riesca a mangiare “il massimo numero di persone”, almeno in senso assoluto.
In senso assoluto non possiamo piegare l’intero ecosistema terrestre alla sostentazione del massimo numero di umani, significherebbe una perdita di habitat naturali e biodiversit? disastrosa. La popolazione va contenuta entro limiti accettabili.
In relativo, di qui a cent’anni, direi, l’obiettivo pu? essere ridurre il numero di persone che muoia di fame, col rischio che poi muoiano comunque di qualcos’altro (? risaputo che in presenza di situazioni disagiate la spinta alla natalit? aumenti… altro problema).