Il mercato mondiale di biciclette
Immagine: Worldwatch
30 raggi convergono sul mozzo ma la distanza tra i due è l’essenza della ruota
Lao Tse
Libera traduzione da Vital signs 2006-2007, The Worldwatch Institute.
La produzione mondiale di biciclette è aumentata del 9% nel 2003, arrivando a circa 101 milioni di unità (il 2003 è l’ultimo anno con dati globali disponibili). E’ il secondo anno consecutivo di incremento della produzione. La parte della Cina nella produzione globale, intorno al 40 % negli anni 90, è ulteriormente aumentata dal 2000, raggiungendo una quota prossima al 60%. La produzione di 58 milioni di bici cinesi è quasi cinque volte superiore a quella del secondo paese produttore, l’India, con 12 milioni di bici costruite nel 2003. Gli aumenti cinesi si riflettono nel declino decennale della produzione di Taiwan, Giappone, Stati Uniti, Germania e Francia.
Gran parte dello sviluppo nella produzione cinese e vietnamita è alimentato dalla domanda d’oltremare. Le due nazioni asiatiche hanno quadruplicato le esportazioni verso l’Europa tra il 2000 ed il 2004. Di conseguenza, nel 2005 l’Unione Europea ha imposto delle tariffe antidumping del 48 %% sulle biciclette cinesi e del 34 % su quelle dal Vietnam. Le tariffe europee nell’inizio degli anni 90 hanno nettamente tagliato le esportazioni cinesi, passate da più di 2 milioni ad approssimativamente 50.000 in appena due anni. Nel frattempo, le tariffe messicane del 144 % hanno sbarrato la porta alle bici cinesi; la tassa venne imposta nel 1994 dopo che la Cina raggiunse il 25% del mercato messicano ed è stata rinnovata nel 2005.
Una delle notizie migliori nel mondo del ciclo è l’aumento della produzione delle biciclette elettriche; le vendite globali infatti, hanno raggiunto 10.5 milioni di unità nel 2005, moltiplicando per 90 le unità vendute nell’ultimo decennio. Anche questo aumento è dovuto, in gran parte, alle vendite cinesi, che, se rappresentavano il 15 % delle vendite nel 1996, sono ora al 95 %. Una bici su sei comprate in Cina nel 2005 è elettrica.
Parecchi fattori possono spiegare questi dati, tra questi la sensibilità ambientale e la voglia di stare in forma, uniti nella percezione che le biciclette costituiscano parte integrante di un mix di trasporto sostenibile.
Da uno studio del 2005(*) condotto in 34 città americane risulta che gli spostamenti a piedi ed in bicicletta sono strettamente correlati con la quantità di spazi verdi della città.
La correlazione è valida per gli spostamenti lavorativi e non per quelli ricreativi.
Questi sono risultati che suggeriscono esplicitamente alle autorità, di investire in parchi e le strade verdi (greenways) per aumentare l’uso della bicicletta.
Sia le politiche di marketing dei produttori che la politica tout court hanno un’influenza determinante per aumentare l’uso della bicicletta; 2 esempi:
Il Ghana ci sono 3 bici ogni 100 abitanti, un dato del 50% superiore alla Cina, che è un paese più ricco; questo ò dovuto in parte ai biking groups ed agli sforzi dei produttori nel realizzare bici di alta qualità e a prezzi convenienti, adattate ai bisogni della popolazione. In Olanda, il tasso di proprietà di biciclette è superiore del 50% di quanto il reddito pro capite porterebbe a stimare, grazie ad una coraggiosa politica in materia di piste ciclabili.
Dei seri programmi di bike-sharing a Lione hanno portato molte persone ad adottare la bici come mezzo di spostamento quotidiano. Con 1500 bici situate in 100 parcheggi computerizzati ed un abbonamento di 5 €/anno il programma Velo’V ha totalizzato 15.000 iscritti nei primi 3 mesi (vedi post).
(*) Amy I. Zlot and Tom L. Schmid, “Relationships Among Community Characteristics and Walking and Bicycling for Transportation or Recreation,” American Journal of Health Promotion, March/April 2005, pp. 314-17.
Vedi anche New urbanism Design ed Il mercato EU di biciclette, da Ancma.