La lectio magistralis di John R. McNeill a coScienza 2008
Oggi 15 gennaio, nell’ambito del Festival delle Scienze di Roma (vedi programma) si è tenuta la lectio magistralis di John McNeill, professore di Storia mondiale, ambientale ed internazionale alla Georgetown University ed autore di “Qualcosa di nuovo sotto il sole”, edito da Einaudi.
McNeill ritiene che già 8000 anni fa i livelli di anidride carbonica iniziarono lentamente ad aumentare, contrariamente a quanto i modelli climatici basati sul precedente alternarsi di cicli glaciali ed interglaciali lasciassero prevedere, a causa del diffondersi dell’agricoltura e dell’allevamento nel Neolitico. In seguito, la diffusione della coltivazione del riso, circa 5000 anni fa, causò il rilascio di metano (un potente gas ad effetto serra, vedi), prodotto dalla decomposizione delle piante nell’acqua delle risaie, nell’atmosfera.
La prospettiva di lungo periodo adottata dal Professor McNeill permette di comprendere molto bene il significato ambientale e sociale della continua avanzata delle società di agricoltori-allevatori a scapito dei cacciatori-raccoglitori: i primi hanno progressivamente conquistato le terre più fertili e ricche d’acqua, portando l’agricoltura, per millenni il solo modo per l’uomo di influire sul clima, ad estendersi su un terzo della superficie terrestre (ed a consumare oltre l’80% dell’acqua dolce).
L’uomo ha anche influito sull’ambiente spostando piante, animali e microbi, sia intenzionalmente che accidentalmente, mediante un processo chiamato scambio ecologico, che ha portato ad una omogeneizzazione a favore delle coltivazioni più redditizie. Frumento, orzo, avena e riso furono introdotti nelle Americhe, da cui Eurasia ed Africa importarono, pomodori, patate e mais. Il mercato dello zucchero, ad esempio, ha causato la creazione delle piantagioni sulle isole dell’Atlantico ed in Brasile, causando una vasta deforestazione e la perdita della biodiversità.
La globalizzazione economica ed ecologica, ritiene McNeill, è iniziata nel Neolitico, ha accelerato dopo il 1492, per portare, con la Rivoluzione Industriale del XIX secolo, all’attuale società ad alto consumo di energia fossile. Prima del petrolio, infatti, la forza muscolare era il solo modo di compiere lavori pesanti ed è questo il motivo della popolarità della schiavitù nelle società pre-industriali. I combustibili hanno permesso la nascita delle città moderne, consentendo il rapido approvvigionamento dei prodotti alimentari necessari a sfamare milioni di abitanti.
Dagli anni ’60 in poi, l’energia a poco prezzo ha reso possibile, con le motoseghe, la rapida deforestazione di vaste aree del globo (per legname ed agricoltura), ha creato le industrie di fertilizzanti, pesticidi e delle macchine agricole che, con le attuali reti di trasporto, permettono ai prodotti alimentari dei campi di arrivare sulle tavole di tutto il mondo. Purtroppo, McNeill ritiene che, ad oggi, né il movimento ambientalista, né le politiche “verdi” abbiano avuto un impatto significativo sul rapporto tra l’uomo e la biosfera: la spinta della storia è (ancora?) troppo forte…
Post conferenza…
Interrogato su perché non abbia parlato della prospettiva dell’esaurimento delle risorse (ad es. del picco del petrolio o della prospettiva bioeconomica di Georgescu-Roegen) e delle strategie politiche da mettere in campo, McNeill mi ha rivelato che ritiene possibile una ulteriore crescita dei consumi globali di energia dopo una possibile fase transizione (flessione temporanea della crescita dei consumi energetici), nei prossimi 50 anni.
Tale flessione permetterà, secondo lui, la messa in campo delle tecnologie adeguate (fusione? fuel cell? non specifica) per continuare la crescita dei consumi energetici globali.
Al mio ribadire che i fossili sono uno stoccaggio unico di energia condensata, che ha consentito un dispendio unico nella storia dell’uomo, egli ha ribadito che vede la curva salire ancora, perché “l’uomo è sempre stato capace di trovare le soluzioni in caso di necessità”.
Su questo punto ho potuto confermare il mio personale disaccordo e, ringraziando, mi sono diretto al mio cinquino…