Pensieri liberi
1) Titolo per (eventuale) articolo
The end of cars as the car’s world ends (as we know it). Will the eternal city, and the romans themselves re-invent mobility? (The electric vs. internal combustion engine)
The roman networks
Rome established a miracle of policies: the fanatic belief in the divine origins of the city-nation enabled a a fast assimilation of the population living in the areas conquered by the legions. The army of Rome was an ever-growing social network of senators, their sons, trained professionals and the newly-recruited youth from the “provincie”, managed within the frame of a strict diplomacy and a, sometimes, violent “foreign policy”.
Being at the top of the agenda, the expansion policy, as well as the army needs, always benefitted from the best minds available. As a consequence the money allocated for military, led sooner or later, to the well-known extensive legislative space materially shaped by roads, aqueducts and horse-changing stations. And a currency. In a few words, the business conditions were set to “feel” tolerance and security. It is an economic paradise before Christ, where a Law was written and applied.
Now a quick fact.
At the top of the Empire, III-IV century a cart of wheat doubled its price every 50 miles (80 km).
[Categoria: Medio evo o rinascimento?]
2) Pensiero ispirato dalla gestione delle cose e delle risorse, pensando a Napoli (ed al dramma dei rifiuti), al Nubiano Wahabi (che, dicevano, aveva 120 anni) ed alla produzione di bevande alcoliche, come fase iniziatica delle procedure alchemiche, e poi chimiche, di trasformazione della natura.
La storia dei combustibili, Wahabi e la grappa dell’energia
I processi chimici di fermentazione vegetale hanno prodotto intrugli e bevande “sconvolgenti” o innocue dalla notte dei tempi; se gli Egizi facevano la birra, l’alcol di palma, chiamato Arak, ? diffuso in tutta l’Africa.
In questi giorni, ascoltando i problemi di Napoli, viene da pensare che per risolvere i problemi connessi alla produzione di rifiuti (produzione locale di rifiuti, sia chiaro), servono certamente la raccolta differenziata, dei digestori, qualche inceneritore, controllo del territorio ecc. Tuttavia, poich? l’obiettivo vero resta la diminuzione della produzione di rifiuti, ritengo utile pensare alla necessit? della presenza di una classe di raccoglitori, che, opportunamente formata e retribuita, possa concretamente restituire valore ai materiali scartati e dispersi, mediante lavoro di selezione, riparazione e trasformazione.
In tal ordine di idee, mi ? rivenuto in mente Guerre Stellari, dove i piccoli Jawa incappucciati, con occhi luminosi, erano i ladri, raccolglitori, riparatori, mercanti di robot e ricambi vari. Poi presso gli umani, come la famiglia di Luke Skywalker, si capisce il duro lavoro del futuro, in una terra arida e con energia rara. L’energia si “coltiva”, come i campi, nei campi.
La rarit? e la scarsit? dell’energia fanno pensare che, come l’alcol era una sostanza mistica e proibita nel medio evo, cos? l’idrogeno potrebbe essere un distillato di energia pura, una grappa, per un uso moderato.
Wahabi, mi dissero al villaggio di Tom?s W’afia, aveva bevuto petrolio, ma io gli portavo la grappa della bottiglietta dell’aereo. Se ne stava seduto, come un vecchio albero sul rialzo, davanti alla porta di casa. Ero di fronte ad un quadro antico vivente, cos? ci fermammo e Hamm? lo avvicin?, dicendogli che ero amico di Mahmoud, suo fratello.
120/130 anni, poich? “il vecchio Hassan, che aveva oltre 90 anni, era piccolo quando Bakri era gi? grande e quando Bakri era ancora piccolo Wahabi era gi? grande”. Una notte di Natale, di ritorno da Assuan, vedemmo un albero vecchissimo lungo la strada e ci fermammo, ballando intorno all’auto nella notte per un p?. (C’? anche un video che infligge immagini impietose, ma fondamentalmente allegre, della Notte al Cataract, dove sapevamo in vacanza – l’ultima – Francois Mitterand, in quei giorni).
Due anni dopo andai da Wahabi con Diane, e lui sgran? gli occhi di fronte alla bella ragazza bionda. Poi andai con una grappa. Lui la bevve e, poi, Hammu mi disse che Wahabi aveva bevuto anche il petrolio, quando lavorava per gli italiani, che lo cercavano (il petrolio ed il gas). Tanti anni fa.
Mi sarebbe piaciuto avere dei ricordi pi? vivi e profondi della societ? nubiana prima del 1964, quando furono evacuati dalle rive del Nilo a causa della Grande Diga di Assuan (vedi Nubiani e dighe), ma Wahabi aveva davvero troppi anni e sicuramente anche una dolorosa nostalgia.
Io non so dire cosa mi abbia insegnato, certo, da un punto di vista culturale, Wahabi incarna l’antichit? della Nubia. Una societ? che, accogliendo, coltivando e scambiando, persone, risorse e cultura tollerante nel corso di (molti) secoli, ha sviluppato un modello di vita, basato sul fragile, ma costante (fino alla diga) apporto dello scorrere del Nilo. Quel Nilo che oggi rischia di vedere nuovamente sconvolte le sue acque.