Perche la sinistra…il chiasmo del rosso e del verde
L’articolo del Prof. Ruffolo Ma perché la sinistra dovrebbe vincere? è bellissimo. Lucido e saggio. Leggendolo, sembra di vedere la recente sconfitta del PD su un campo di battaglia concettuale. Un dipinto in cui agiscono carnali legioni di elettori italiani, oggi appartenenti ai vari partiti. Manovre a pinza nei dibattiti di piazza delle cavallerie/ideali degli italiani di sinistra e di destra a formare un chiasmo di valori e politiche, presenti e passate che, intuitivamente, spiega benissimo l’attuale impedimento della sinistra d’incarnare il consenso della maggioranza. E’, forse, la causa primaria del rallentamento del progresso economico mondiale.
L’aver creduto a “quel” tipo di sviluppo e crescita della produzione nei paesi socialisti, cambiando solo la proprietà dei mezzi di produzione (inizialmente collettivizzati e poi finiti nelle mani dei burocrati), è divenuto anacronistico. Da un paio di secoli, la libera impresa si difende benissimo, spostando i capitali per meglio gestire produzione e salari. Le lotte sindacali sono state assolutamente valide e la difesa dei diritti dei lavoratori resta un caposaldo della civiltà, sia chiaro. Tuttavia, con il collo dell’URSS è effettivamente divenuto chiarissimo che in Russia non si viveva affatto bene!
Il comunismo divenne impossibile, soprattutto con la società dell’informazione: la radio ha nutrito per decenni un mito dell’occidente oltre cortina, fino a quando, con Gorbaciov le televisioni hanno mostrato il crollo del muro e le rivoluzioni annesse. Più o meno pacifiche o spontanee.
L’homo oeconomicus del XX secolo ha, in maggioranza crescente, creduto alla possibilità di emancipazione economica senza un controllo statale, ma con spirito pioneristico derivato dalla cultura borghese delle grandi rotte coloniali. Oggi l’economista può ben dire: Perché impedire un’idea imprenditoriale privata? (anche perché un sistema pianificato centralmente rivela tutta la sua inefficienza). Il dato nuovo è che nel XXI secolo sarà sempre più essenziale produrre cose utili e durevoli, senza distruggere la natura, dunque il mondo futuro.
La prospettiva analitica del ciclo di vita di energia e materia, e quindi inquinamento, è il criterio di valutazione nelle scelte di politica energetica ed infrastrutturale. Compito dello Stato è l’estensione del campo d’analisi: al di là dell’interesse del produttore, allungando, allo stesso tempo, l’orizzonte temporale di riferimento, favorendo e, talvolta obbligando, a tener conto degli impatti e dei benefici delle decisioni d’impresa per il territorio in senso allargato. La legge, in fondo, deve allargare ed allungare la frontiera della responsabilità e considerare una quantificazione rigorosa degli effetti (intendo danni) meno facilmente monetizzabili, irrilevanti finanziariamente o lontani nel tempo.
Il chiasmo
Ruffolo parla di regime sociale e del tipo antropologico che lo fa funzionare, così come di un materialismo progressista evolutosi in uno psicologismo scettico, mentre, secondo me, dovrebbe andare verso un razionalismo bioeconomico parsimonioso. La sinistra non ha colto l’evoluzione tra la dimensione macroeconomica e dei valori e non è riuscita ad evolvere in un un programma bioeconomico di conciliazione tra Ecologia e Giustizia Sociale. La non integrazione della componente ambientalista nella sinistra “di governo” (oggi evidentissima) è accompagnata dalla scarsa cultura civica dei cittadini italiani in generale. E’ rimasto un ambientalismo d’élite. I valori e la morale proposti dalla sinistra estrema si sono concentrati sul lavoro in senso ottocentesco, senza considerare una giustizia fiscale per artigiani, micro imprenditori (partite Iva, ricercatori, start-up). Infine, il PD non ha ancora assorbito il concetto di giustizia sociale intertemporale, nel senso di diritti ed opportunità delle generazioni future; ma si limita a proporre valori “kennediani” troppo lontani nello spazio-tempo; mentre nel quotidiano affianca la destra, concedendo alle imprese un liberismo conveniente.
In fondo, i capitalisti possono produrre moltissimi beni (per questo “loro” hanno vinto), ma per quanto?
Ancora per poco.
E’ per questo che la sinistra è costretta a vincere.
Non la sinistra.
I COMUNISTI.
Ormai col termine sinistra si definisce anche la merda.
Mai pù un governo Prodi. mai più un governo Amato, mai più compromessi coi servi del capitale.
Quello che serve sono i comunisti.
Comunisti rinnovati capaci di sintetizzare le intuizioni profetiche di Berliguer con una nuova morale e con un sano pragmatismo tecnico e ambientale.
In una parola: i militanti di ieri, di oggi e di domani di Rifondazione Comunista.
Quello zoccolo duro che riempie a milioni le piazze, ma che non trova una sintesi in un parito che possa far valere tutto il peso di queste masse nelle decisioni che ci riguardano.
Ma il discorso sarebbe lungo.
Oggi più che mai seve un vero Partito Comunista, oggi più che mai questo partito è stato massacrato, corrotto, espiantato, sputtanato con ogni mezzo dal capitale che sia pur piccolo e indebolito, lo vede comunque con terrore perchè sa che il comunismo…quello vero è il suo becchino.