Polveri Sottili? Roba “naturale”..
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RomaOne ci da una chicca di negazioqualunquismo, intervistando il direttore tecnico di Arpa Lazio Roberto Sozzi che, in qualità di esperto, spiega come non sia affatto probabile che il particolato atmosferico sia colpa delle auto. Strategicomunicativamente, il tema è caldo essendo entrata in vigore una normativa più stringente in termini di emissioni per centro storico ed anello ferroviario a Roma, che limita fortemente l’uso dei motorini più vecchi.
Il discorso dell’esperto sembra un misto di rassegnazione e qualunquismo opaco sul tema.
Ecco Una sintesi dell’articolo:
“Non contano solo le emissioni ma anche la dispersione in aria. Non per tutti gli inquinanti c’è una relazione lineare tra immissioni e concentrazioni. Il particolato è strano, la gente pensa che si tratti di polvere in senso stretto, mentre a volte sono anche particelle liquide”.
Secondo una ricerca del Csst (Centro Studi sui Sistemi di Trasporto), le auto hanno un’incidenza sulla produzione complessiva di Pm10 “stimabile intorno al 20-22%”; dunque il traffico veicolare non sembra pesare poi così tanto sui livelli delle polveri. “Sà – spiega Sozzi – contano i fattori naturali e il trasporto di sostanze che provengono da lontano, per esempio dalle aree desertiche che si stanno avvicinando sempre più dal mare. Ma c’è soprattutto il particolato secondario, cioè quello che non viene da una fonte diretta di emissione e che sorge piuttosto da processi e combinazioni chimiche che avvengono continuamente nell’atmosfera. Quest’ultima è come un grande e imprevedibile pentolone in cui reagiscono un migliaio di agenti diversi, molti dei quali di carattere organico, provenienti per esempio dalla vegetazione”.
“GLI AMMINISTRATORI? HANNO DI CHE DISPERARSI…”
Morale? Le politiche di contrasto sono difficili e quasi mai pianificabili a lunga scadenza. Il dirigente Arpa scherza: “Gli amministratori hanno di che disperarsi. Prendiamo un inquinante secondario come l’ozono: non è emesso da nessuno. Nei giorni in cui il clima favorisce la concentrazione di particolato secondario, dunque, bloccare le auto non serve a nulla. Mentre va bene fermare il traffico quando la situazione meteorologica agevola il ristagno al suolo degli agenti inquinanti. Le condizioni del clima variano di giorno in giorno in una regione come il Lazio. Quindi, a parità di emissioni, la situazione muta parecchio. A volte pesa più l’inquinamento primario, a volte quello secondario”. E allora? “Dobbiamo capire come portare avanti il risanamento che l’Ue ci chiede – aggiunge Sozzi – Il trasporto pubblico riduce le emissioni primarie, va bene, ma a volte queste politiche danno riscontri strani, non attesi. In ogni caso è cosa buona abbattere le fonti di inquinamento, perché anche di fronte a una crisi di carattere naturale i margini di azione sono maggiori”.
“ELETTRIFICARE TUTTO PER AVERE MENO AUTO? COSI’ SI GENERA NUOVO INQUINAMENTO”
Oltre alle pm10 ci sono le più pericolose pm2.5, per le quali l’Europa sta studiando una normativa ad hoc, che sostituirà anche la vigente sul particolato più grande e che sarà certamente più restrittiva. “Il problema è che nel Continente non c’è accordo sui limiti di concentrazioni e sul numero di superamenti da consentire”, dice Sozzi. E aggiunge: “Roma è strangolata dal traffico (730 auto ogni 1000 abitanti, ndr) ma attenzione a pensare che la soluzione possa essere quella di elettrificare tutto e di mettere tram ovunque: servirebbe tanta energia elettrica e ricavarla significa inquinare. Ecco che la visione del problema travalica i confini locali”. Infatti il Campidoglio non sta solo pensando al trasporto su ferro con la rete metro che contemplerà la B1, la C e la D entro il 2019-2020. Si punta anche sui bus al metano (400 unità entro il 2006) e si allargano le ztl e le aree pedonali (364mila metri quadri).
Ultima questione: il numero e la collocazione delle centraline di rilevamento Arpa. Al momento sul territorio del Comune di Roma ce ne sono 15, ma secondo Sozzi “non aumenteranno di molto, anche se tutti le chiedono. Spero che ne vengano installate di nuove a nord-est, nella zona di Settebagni, e a sud. Da quest’estate è attiva quella di Ciampino che è espressamente dedicata ai rilevamenti sul trasporto aereo. Aumenteranno invece nel resto della regione, credo di 5 o 6 unità. Non di più, perché costano in termini di realizzazione e manutenzione. Ma – conclude – baderemo soprattutto a migliorare la rete, a renderla più moderna ed efficiente”.
Mi auguro veramente che da parte dell’amministrazione ci sia la volontà di intervenire e comunicare diversamente.
La giunta di sinistra della capitale ha il dovere di educare ad una presa di coscienza i cittadini della città più motorizzata al mondo. Servono delle sonore campagne di responsabilizzazione dei cittadini (“quello che fai TU, conta!”) sia nel campo dei rifiuti, che dell’energia, nelle scelte sui trasporti ecc.
Esempi
- Gli operatori ecologici devono essere autorizzati a multare i cittadini (ed i commercianti) che non riciclano.
- Gli autisti dei mezzi pubblici devono poter consentire il carico delle biciclette se c’è lo spazio sul mezzo.
Conclusione
Non sono 4 metropolitane e 400 autobus a metano che ripuliranno l’aria di Roma,
Bisognerà aggiungerci 40 tram e 4000 km di piste ciclabili.