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Sotto l’ombra di un bel fior

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In nome dell’identità antifascista del Partito Democratico.

Un bel fior.

Piantato in petto a Roma e all’Italia nostra è questo libro libero,

il cui narrar bambino conduce fermo a un divenir di foglie.

S’incamminano così, curiose, due gambette secche, lo zaino a tracolla,

ritmo è il passo, pulsando del cuore della povera gente.

La gente di niente.

Il tempo scorda il passato recente,

ma d’incanto sì vola un rimembrar che invoglia.

Così di stile puro s’alza, crescendo, il bambino Marcello:

Testaccio, sveglia! (Tu dormi e ignori).

San Saba la chic, la Roma povera e il fine cervello,

son già racconto, che è subito “quello”.

E’ la memoria, così, sempre vera e bella.

Un grazie, Edo, per questo e quello.

Che l’amor non s’inventa o crea, fiorisce e si sfoglia,

come petali di rosa che la santa notte invoglia.

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