A volte mi chiedo: ma tutto questo arrovellarsi per cercare di cambiare le cose e le abitudini consolidate, come togliere un po di auto dalle strade, denunciare l’impossibilità di camminare, pedalare o spingere una carrozzina o una carrozzella in città, parlare dell’opzione del trasporto su ferro, dell’idrogeno, del picco del petrolio, serve a qualcosa?
Questo, scrivendo, pensando e sentendo (aria e rumore de) la città in cui abito, trova – infine – una conferma ufficiale: il Climate Change Performance Index 2008 di German Watch.
Risultato: l’Italia è il nono peggior paese tra i membri dell’OCSE ed il quarto tra i membri dell’Unione Europea (tabelle a pag. 17). Voila!
Immagine da IPCC
La sintesi del 3 rapporto dell’IPCC quantifica in un investimento del 3% del prodotto interno lordo mondiale il budget minimo necessario per contenere le emissioni ad un livello sufficiente (compreso tra 445 e 535 ppm) che eviti una catastrofe climatica. Come ben nota Ecoalfabeta:
Se non si facesse nulla, la CO2 salirebbe assai di più […] fino a 710 ppm, circa 2 volte e mezzo il valore preindustriale, con conseguenze inimmaginabili per il clima […] 710 ppm potrebbero portare ad un aumento tra i 2,5 e i 6 gradi. Restare sotto le 500 ppm farebbe aumentare la temperatura tra 1 e 3 ˚C, il che non è comunque poco.
Il 3 % del PIL globale significa comunque GRANDI differenze nella ripartizione del carico secondo i paesi (vedi uno studio sulla metodologia di ripartizione del FEEM, initolato Equity Weighting and the Marginal Damage Costs of Climate Change)
Ma al di là di chi deve pagare quanto in termini geografici, il rapporto sottolinea che, dal punto di vista settoriale:
Transportation remains a tough problem, and is the least responsive relatively to different levels of carbon pricing of any of the sectors examined.
There are multiple mitigation options in the transport sector, but their effect may be counteracted by growth in the sector. Mitigation options are faced with many barriers, such as consumer preferences and lack of policy frameworks.
Prosegui la lettura…
Un passo verso il meno è un passo verso il meglio
Nicolas Bouvier
Sintetizzando all’estremo, pubblichiamo il Budget necessario per salvare la terra, adattato da Restoring the Earth, di Lester Brown (parte 2 del PIANO B).
Prosegui la lettura…
foto da Fotocommunity
da The Guardian
Con la defezione di Bush, le società del petrolio e del carbone stanno facendo di tutto eccetto l’unica cosa che sarebbe davvero fondamentale: adoperarsi per una riduzione dei consumi energetici
George Bush propone di affrontare il problema del cambiamento climatico servendosi di fumo e specchi. La novità sta nel fatto che non si tratta più di una semplice metafora. Dopo sei anni di mistificazioni e smentite, gli Stati Uniti insistono ora sulla necessità di trovare modi efficaci di controllare i raggi del sole che arrivano sulla Terra. Ciò significa lanciare in orbita enormi specchi o immettere nuvole di piccole particelle nell’atmosfera.
Prosegui la lettura…
Riprendo l’argomento di un post precedente, che parlava della giusta proposta UE di includere il settore dell’aviazione civile nel protocollo di Kyoto poiché penso di aver trovato una delle pro “motrici” dell’idea: e’ Margot Wallstrom, vice-presidente della commissione, che ora ha anche un blog dal quale si puo’ arrivare allo studio di impatto completo sull’argomento.
Un commento: dal blog della motivata signora si capisce splendidamente la distanza dalla gente dei tecnocrati…
Il sito dell’Unione Europea annuncia il risultato del PESETA Project, uno studio sugli effetti del riscaldamento in Europa ed in particolare nel sud Europa. La Repubblica ed il Financial Times e la Rai ne fanno copertina…
Prosegui la lettura…