Nel suo Corporate Social Responsibility Report 2006, l’azienda multinazionale Sony Corp. stima che il passaggio di circa 14.300 tonnellate di prodotti da camion a treno e nave abbia prodotto un risparmio di 2.670 tonnellate di CO2.
La Sony Supply Chain Solutions Inc. (SSCS) ha progettato i cambiamenti nella logistica per accrescere l’impiego di modi di trasporto meno inquinanti e all’interno della stessa filiera di modalità vantaggiose per l’ambiente: Sony ha promosso il Co-trasporto, condividendo i containers con altre compagnie.
Infine, la SSCS ha proceduto a delle innovazioni in campo logistico, ad esempio, procedendo alla spedizione dei televisori disassemblati per l’ottimizzazione del carico tra Asia ed Europa, i complonenti vengono in seguito riassemblati con gli stessi materiali di imballaggio.
Il municipio di Richmond a Londra ha deciso di sperimentare le tariffe dei parcheggi in funzione delle emissioni del veicolo espresse in grammi di CO2 al chilometro. La decisione è stata presa in seguito ad un dettagliato rapporto, peraltro apprezzato dal Sindaco di Londra Ken Livingstone.
Mitsui Engineering & Shipbuilding Co, (MES) annuncia di aver ricevuto un ordine per la costruzione di un impianto di riciclaggio per gli scarti dallo shochu, un liquore giapponese distillato, dall’Associazione per il riciclaggio di Saito (SRA) della prefettura di Miyazaki. L’impianto riciclerà gli scarti generati durante la produzione dello shochu dall’orzo o dalla patata dolce in materiali per il foraggio, concentrando ed asciugando gli scarti di produzione stessi.
L’impianto può trattare fino a 100 tonnellate di sedimenti al giorno, contribuendo ad impedire l’inquinamento marino causato dalla loro eliminazione nell’oceano. In questa fabbrica, quasi tutti gli ingredienti attivi sono separati dai sedimenti di shochu, concentrati ed essiccati, sono riciclati in etanolo da mescolare con benzina, o in materiali per l’alimentazione.
MES progetta di stabilire un servizio permanente di soluzione life-cycle (LSS) dal trattamento dello scarto del shochu all’utilizzazione dei materiali riciclati. Inoltre concentrerà la sua attività di ricerca e sviluppo per attrezzature ambientali e vari sistemi per la riduzione delle difficoltà ambientali onde contribuire alla realizzazione di una società orientata al riciclaggio.
Il governo metropolitano di Tokyo (TMG) ha recentemente annunciato di aver ridotto le emissioni di gas ad effetto serra (GHG) del 3.3 per cento dai livelli del 2004 (74.446 tonnellate), raggiungendo cosi’ un livello di 2.203.560 tonnellate equivalenti CO2. Il TMG sta attuando un programma di riduzione delle emissioni per contrastare il riscaldamento globale, e mira ad una riduzione del 10 percento delle GHG per il 2009 dai livelli del 2004. Genera circa 3 per cento delle emissioni totali di GHG a Tokyo.
Il progetto della TMG include diverse misure per il risparmio energetico, quali: (1) apparecchi a basso consumo; (2) sistemi di monitoraggio del consumo di elettricita’ in 30 edifici pubblici; (3) sostituzione dalle lampadine incandescenti con diodi luminescenti; (4) motori ed invertitori avanzati per i treni; (5) sistemi ad energia solare negli impianti di purificazione dell’acqua di Asaka, di Misono e di Ozaku ed incenerimento a temperatura elevata del fango negli stabilimenti di trasformazione delle acque reflue per ridurre le emissioni di ossidi di azoto (N2O).
Il 5 ottobre 2006, la corte distrettuale di Nagoya ha ordinato al governo la pubblicazione delle informazioni sul consumo di elettricità e di combustibile di quattro grandi impianti industriali: Nagoya Works della Nippon Steel Corp.; Yokkaichi Complex della Tosoh Corp.; e due fabbriche (a Yokkaichi a Shiojiri) della Mitsubishi Chemical Corp. Questo giudizio à stato reso su una delle tre cause intentate contro il governo nazionale da Kiko Network, un’organizzazione non governativa (“kiko” = clima), che opera per la pubblicazione dei rapporti energetici delle principali aziende.
Secondo la legge sull’uso razionale dell’energia, le grandi fabbriche sono obbligate a comunicare il loro consumo annuale di elettricità e di combustibile al governo. Nel 2004, la rete di Kiko ha chiesto al governo di pubblicare i rapporti per l’anno fiscale 2003 riguardanti le fabbriche di Tipo 1 (i più grandi emettitori), ma per 753 impianti, il 15% del totale, non sono stati resi pubblici. Tenendo conto che questi dati sono essenziali per le misure contro il riscaldamento globale, la rete Kiko ha invitato il governo a cambiare la sua decisione di non pubblicare le informazioni su quelle facilità ed ha intentato tre cause, come cause-modello, nelle corti distrettuali di Nagoya, Osaka e Tokyo in 2005. Nel caso di Nagoya, la rete ha chiesto la rilevazione dei dati su nove impianti manufatturieri sotto la giurisdizione dell’ufficio di Chubu del Ministero di economia, commerciale e dell’industria.
Inizialmente, il ministero aveva ribadito che la pubblicazione avrebbe minato il vantaggio competitivo delle aziende, ma nel mese di maggio 2006 quando la causa era ancora in corso, il governo ha cambiato la sua decisione riguardo a cinque dei nove impianti nella causa di Nagoya. Inoltre, i rapporti di 326 ulteriori impianti nel resto del paese sono stati resi pubblici da luglio 2006. Includendo alcuni impianti rilevati prima di allora, i dati su un totale di 340 impianti sui 753 d’origine sono ora aperti al pubblico.
Risulta ora evidente che le emissioni di anidride carbonica (CO2) di 200 grandi impianti, compresi quelli i cui i dati non sono stati rilevati, rappresentano più della metà delle emissioni totali del CO2 del Giappone. La rete di Kiko prevede che la vittoria legale a Nagoya imprima un’accelerazione decisiva agli sforzi futuri per combattere il riscaldamento globale.
Oggi, 20 dicembre, la Commissione Europea ha proposto una legge per introdurre le emissioni di gas ad effetto serra dell’aviazione civile nell’Emission Trading Scheme (ETS). Le emissioni dell’aviazione rappresentano attualmente circa il 3% delle emissioni totali dell’UE, ma aumentano più velocemente di qualsiasi altro settore: + 87% dal 1990, anche perché volare è diventato poco costoso senza l’inclusione dei relativi costi ambientali.
Qualora nessuna misura venisse presa in considerazione, la crescita delle emissioni dei voli dagli aeroporti dell’Unione Europea produrrà l’annullamento di oltre un quarto dell’8% di riduzione delle emissioni totali di CO2, l’obiettivo del protocollo di Kyoto per il 2012. Entro il 2020, le emissioni dell’aeronautica saranno probabilmente più del doppio dei livelli attuali. La direttiva proposta riguarderà le emissioni dei voli all’interno dell’UE dal 2011 e di tutti i voli da e per gli aeroporti UE dal 2012. Sia gli operatori europei che stranieri sarebbero inclusi. La Commissione valuta che entro il 2020 un risparmio di CO2 fino al 46%, 183 milioni di tonnellate, potrebbe essere realizzata ogni anno. Questo equivale al doppio delle emissioni annuali totali dell’Austria.
Anche l’aeronautica dovrebbe dare un contributo appropriato ai nostri sforzi per dare un taglio alle emissioni di gas ad effetto serra. La Commissione continuerà a lavorare con i suoi soci internazionali per promuovere gli obiettivi di un accordo globale sull’aeronautica. L’introduzione delle emissioni del settore aereo nell’emission trading scheme è una soluzione redditizia buona per l’ambiente ed imparziale per tutte le compagnie aeree. Stavros Dimas, Commissario all’Ambiente dell’Unione Europea
Mentre le emissioni dei voli domestici sono coperte dagli obiettivi del protocollo di Kyoto, l’aeronautica internazionale non lo è. Inoltre, il carburante jet degli aerei è storicamente esentato da qualunque tassa. Gli accordi bilaterali dell’aria fra i paesi membri dell’UE e i Paesi terzi stanno cambiando per realizzare tale inclusione, ma occorrerà tempo. La commissione europea (EC) ha annunciato che comprendere l’aeronautica civile nell’ETS è un modo efficace e cost-effective per portare il settore a controllare le sue emissioni ed attuare una strategia accettata dall’Organizzazione Internazionale dell’Aeronautica Civile (ICAO).
Le emissioni di anidride carbonica di una persona che viaggia per un chilometro in treno sono un sesto di quelle generate volando ed un decimo di quelle generate con l’automobile; quindi, un trasferimento alla ferrovia è un mezzo efficace per ridurre le emissioni di CO2. Questi dati sono contenuti in un rapporto prodotto ad agosto 2006 tramite la rete Kiko (clima) Network, un’organizzazione non governativa giapponese impegnata in iniziative per ridurre il riscaldamento globale. In Giappone, le emissioni di CO2 dal settore trasporto passeggeri nel 2004 fiscali sono aumentate del 42.5 per cento dal 1990 e questo è dovuto soprattutto all’aumentato uso delle automobili e degli aeroplani.
Secondo il rapporto, uno spostamento del 10 per cento dei tragitti con aerei ed automobili in favore della ferrovia (per esempio il treno Shinkansen), provocherebbe un taglio nelle emissioni di CO2 di 12.32 milioni di tonnellate, o il 7.7 per cento delle emissioni totali del settore del trasporto passeggeri. Secondo il protocollo di Kyoto, il Giappone deve ridurre le emissioni di CO2 e degli altri gas serra del sei per cento rispetto ai livelli del 1990 entro il 2012, ma le emissioni relative al 2004 erano l’8 per cento superiori all’anno base. La relazione del Network Kiko suggerisce che il governo ha bisogno di misure efficaci per promuovere il trasporto ferroviario, quali l’introduzione di una tassa sul carbonio ed un miglioramento dei programmi di informazione per aumentare la consapevolezza dei cittadini.
I profili CO2 dei costruttori nel rating di rischio extra-finanziario
Le emissioni di CO2 sono incluse come criterio specifico del settore nella valutazione di rischio extra-finanziario. Gli obiettivi e le strategie dei costruttori per il taglio delle emissioni dei loro veicoli sono esaminati in questa sezione. Inoltre, le emissioni medie dell’intera flotta, ponderati per il numero dei singoli modelli, sono presi in considerazione per il rating.
Secondo il rapporto commissionato dal governo britannico a Nicholas Stern, già capo economista alla Banca Mondiale, il costo stimato dei cambiamenti climatici potrebbe raggiungere 6 trilioni di € (6+10^12 o 6.000.000.000.000) nei prossimi 40 anni: il 20% DI TUTTI I SOLDI DEL MONDO! Il rapporto Stern. Prosegui la lettura…