Una ciclista a Roma
Una lettera alla Lista CM-Roma crea un collegamento tra Mobilità alternativa, Costo dell’auto, Violenza e Vivibilità delle città. Eccola:
Quando racconto ai miei conoscenti che uso la bici per andare al lavoro (5km da casa ), a fare la spesa, ecc, prima mi dicono: “Oh che brava” e subito dopo: “Ma non hai paura? non è pericoloso? ecc ecc..”
Mi domando come mai non lo dicono anche a quelli che vanno in motorino, moto e scooteroni vari e che muoiono come le mosche …anche perché vanno al quintuplo della velocità di una bici. Forse perché tutte le forme di spostamento che implicano l’uso di combustibili fossili e l’assenza di sudorazione sono socialmente accettate. Così ci dice la TIVVU’. Basta un po di manfrina sul caro-petrolio nei telegiornali e tutti si sentono più rassicurati.
E infatti in questo settembre romano noto nel mio quartiere molta più gente in bici e ciò mi rallegra: finalmente non faranno la figura del romeno o del cingalese andando in bicicletta…è la remora più realistica dei motorizzati è sentirsi degli sfigati ad andare in bici piuttosto che in Cherokee (o anche in Matiz).
Dicembre scorso ero a Monaco di Baviera e dopo il tg della sera un bel servizio di 10 minuti in cui personaggi localmente famosi promuovevano l’uso della bicicletta, basta niente per cambiare la testa delle persone, o per lo meno portarle a ragionare. Qui in italietta le cose vanno nel verso giusto… spranghiamo e stupriamo i turisti che arrivano in bici e poi pure il cazziatone (“Quel posto è pericoloso…se la sono cercata”).
Commento
Il messaggio sintetizza micro e macro prospettiva della mobilità in questo paese. Secondo me coglie le paure e la psicologia dei singoli e l’influenza dei media sull’immaginario collettivo e le scelte della massa. Il risultato è che andare in bici:
1) E’ DA SFIGATI PER CHI NON CI VA.
2) E’ PERICOLOSO PER CHI CI VA.
3) NON E’ INTERESSANTE PER CHI LEGIFERA
L’ultimo punto motiva un sacco di cose:
– l’assenza di un piano nazionale e regionale per la mobilità su ferro (rete di treni e tram),
– l’intermodalità quasi nulla mezzi pubblici-bici (bici sul treno per Ostia solo la domenica e senza i ganci, perché?),
– le ciclabili ridicole e piene di schifo,
– la vittoria dei parcheggi sui percorsi ciclopedonali (che servono a carrozzine e carrozzelle di mamme ed anziani, oltre che ai ciclisti) ecc. ecc.
– la non approvazione di una delibera (come a Torino) che OBBLIGA i condomini a mettere rastrelliere per bici nei cortili: una gravissima mancanza dell’Assessorato all’Ambiente in decenni di giunta di sinistra (anche per questo hanno perso..)
Siamo come la rana messa nella pentola sul fuoco a freddo, l’acqua si scalda piano piano e la rana finisce bollita per la GRADUALITA’ del pericolo.
Aggiornamento
A proposito di sicurezza, civiltà, mobilità ecc. dal Ministero dei trasporti, leggiamo: CINTURE E CASCO, SEMPRE MENO GLI ITALIANI CHE LI USANO,
Cala il numero degli automobilisti italiani che usano le cinture: la media nazionale è passata dall’83,5 per cento di metà 2003 al 64,6 per cento del 2007, quando si è avuta una perdita di 7 punti percentuali solo rispetto al 2006. A formare il valore medio nazionale concorrono regioni virtuose (in testa la Liguria col 91,3 per cento seguita dal Veneto coll’89,1 per cento) e regioni indisciplinate (maglia nera il Molise, col 35,8 seguito dalla Sicilia col 37,4 per cento e dalla Calabria col 39,1).
Due Italie anche per quanto riguarda l’uso del casco, con differenze ancora più marcate: uso generalizzato al Nord e al Centro con valori compresi fra il 97 e il 100 per cento, a fronte di alcune province del Sud dove la percentuale dei motociclisti che lo indossano scende (con le virtuose eccezioni di Matera col 97,3 per cento e di Cagliari col 95,0 per cento) per arrivare, specialmente in città di piccole dimensioni, a valori prossimi allo 0 per cento.
Questi sono alcuni dei dati contenuti nell’edizione 2007 del volume Il sistema Ulisse. Monitoraggio nazionale sull’uso dei dispositivi di sicurezza presentato oggi a Roma. Il sistema Ulisse è un progetto promosso dal Ministero dei Trasporti e coordinato dall’Istituto superiore di Sanità che dal 2000 si occupa di rilevare quanto i guidatori italiani di mezzi a quattro e a due ruote usino i dispositivi di sicurezza passiva. Oltre a cinture e casco ora il rilevamento viene esteso anche all’uso del cellulare durante la guida, all’abitudine di trasportare i bambini sugli appositi seggiolini di sicurezza o di accendere le luci di giorno sulle strade extraurbane.
Il programma Ulisse si basa su rilevamenti sistematici e ripetuti, fatti in condizioni costanti di ora e di giorno e negli stessi punti di strade urbane (circa !/2 dei rilevamenti) ed extraurbane. Nel 2007 i conducenti monitorati sono stati oltre mezzo milione (quasi 6 milioni da quando il Programma ha avuto inizio). A svolgere il lavoro sul campo centinaia di persone che si prestano su base volontaria e gratuita, reclutate fra il personale di Asl, Istituto Superiore di Sanità, uffici territoriali della Motorizzazione, sedi periferiche dei Provveditorati per le Opere Pubbliche e associazioni di volontariato.
La fotografia che viene fuori dall’indagine, è quella di un Paese che è disposto ad acquisire comportamenti virtuosi in particolari frangenti (il picco dell’uso di casco e cinture si è avuto a metà 2003, al momento dell’introduzione della patente a punti), ma altrettanto pronto a perdere le buone abitudini. E a essere il fanalino di coda in Europa: nella classifica continentale dei guidatori con la cintura regolarmente allacciata l’Italia è al ventunesimo posto su 22 nazioni.
Sono davvero inquietanti i risultati di questa ricerca. purtroppo non ho una grande fiducia nel senso civico dei connazionali: ogni giorno vedo gente che fa rotatorie con tanto di cellulare attaccato all’orecchio, altri che addirittura accelerano sulle strisce… temo che l’unica soluzione, per chi ne ha la possibilit? e non ? incline alla nostalgia, sia EMIGRARE all’estero. O no?
Secondo me c’? un legame con la ripresa dell’analfabetismo…
http://www.corriere.it/cronache/08_settembre_06/focus_analfabeti_muglia_dbb092f4-7bdc-11dd-811a-00144f02aabc.shtml