Wealth, War and Wisdom
La Union Oil nel 1890. Foto: Origins of business
Barton Biggs ha alcuni consigli per i ricchi: assicuratevi contro guerre e catastrofi acquistando una fattoria in luoghi remoti e facendo il pieno di “sementi, fertilizzanti, conserve alimentari, vino, medicina, abbigliamento, ecc.” Dove ecc. sta per armi: “Qualche sparo sopra le teste dei briganti in arrivo servirà a persuaderli che ci sono fattorie più facili nei dintorni”, scrive nel suo libro Wealth, War and Wisdom.
Biggs non è un ecologista estremo, ma una leggenda di Wall Street: è stato Direttore delle Strategie Globali alla Morgan Stanley fino al 2003 per, in seguito, formare la Traxis Partners, gestore di hedge fund per oltre un miliardo dollari.
Il libro analizza come la Seconda Guerra Mondiale ha influito sulla finanza, ridistribuito la ricchezza mondiale e, con l’occhio al presente, produce un severo monito per il futuro. Il messaggio in sintesi è: ascolta i mercati, trai insegnamento dalla storia e preparati al peggio. “Ricchezza, Guerra e Saggezza” collega gli eventi storici della guerra con la redistribuzione delle ricchezze di mercati ed individui, sia nei paesi vincitori che in quelli perdenti. Chi e come “ce l’ha fatta”, fornendo sia approfondimenti per gli investitori, in questo periodo di turbolenza dei mercati, che consigli pratici “di sopravvivenza”.
Biggs è rimasto affascinato da come i mercati azionari hanno sentito tre punti di svolta della seconda guerra mondiale. Il mercato azionario britannico ha toccato il fondo alla fine di giugno del 1940, per risalire tra luglio ed ottobre, quando i tedeschi sganciavano bombe su Londra in preparazione dell’invasione del Regno Unito. Il Dow Jones americano, crollato alla fine di aprile del 1942, iniziò a riprendersi ben prima della vittoria nelle Isole Midway di giugno, che segnò la svolta nella guerra contro il Giappone. La borsa di Berlino toccò il picco sull’entusiasmo dell’invasione della Russia, che l’esercito potesse vedere i sobborghi di Mosca a dicembre del 1941. Un inno al fiuto degli analisti con il riconoscimento che i mercati realizzano un comune buon senso nel lungo periodo, talvolta con un buon anticipo.
Via | Bloomberg